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C’è un Pane che è disceso dal cielo e quanto lo abbiamo trascurato in questi ultimi anni…
Un Pane catturato per mesi dalle immagini di un video e qualcuno non si è neanche accorto che c’è una certa differenza tra una diretta televisiva e una comunità riunita per celebrare e per vivere il mistero di una Presenza.
Un Pane guardato con diffidenza e da cui ci siamo difesi con l’igienizzante.
Un Pane che ci ha visti distanti, non solo fisicamente, proprio nell’ora in cui avremmo dovuto essere in comunione.
Un Pane che non riusciva più a riconoscere i nostri volti, da maneggiare con guanti di plastica e con bocche chiuse che hanno taciuto ogni canto di lode e di ringraziamento.
Un Pane che non si è dato per vinto e ha continuato ad attenderci…
Un Pane che aspetta pazientemente il nostro ritorno a una vita più fraterna, più condivisa e più vera.
Un Pane che per qualcuno inizia e termina con la celebrazione della prima comunione.
Un Pane che resta inascoltato tra le pagine di una Bibbia impolverata come un soprammobile qualunque.
Un Pane che se non sono troppo stanco, se non ho altri impegni, se ne ho voglia; forse, la prossima domenica.
Un Pane che troppe volte si perde in interpretazioni simboliche che non vanno oltre ciò che è umano.
Un Pane disceso dal cielo per guarire, perdonare e salvare…
Un Pane presente nel tabernacolo di una chiesa qualunque e a volte sarebbe sufficiente entrare, restare in silenzio, piangere, ringraziare, pregare con le parole più semplici e finalmente, prendere coscienza che di fronte a Dio non siamo mai soli.
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