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Una parola serve a colmare un tempo e diventa facile chiacchiera per raccontare il sole o la pioggia.
Una parola tradisce l’umore e mette in sequenza il mare agitato di emozioni potenti come la rabbia o il più profondo tra i malesseri.
Una parola si muove sull’onda dell’eterno mercato, compra e vende oggetti inutili, idee riciclate, libri che si accomodano dove più dell’occhio, potrà la polvere.
Una parola andrebbe frequentata, invitata al primo ballo, coccolata nell’intimo, sognata nelle calde notti estive e protetta dal gelo del più terribile inverno.
Non si guarda una parola come se fosse una vetrina e dove il desiderio si estingue nel possesso, una parola risveglia il desiderio di indagare, d’interpretare e di capire.
E quando alle parole, fa seguito la Parola, diventa presenza, luce che si diffonde nelle stanze dell’anima, mistero che vuole ancora sussurrare quel che a voce alta non si riesce a dire.
Una Parola che si lascia osservare e, all’improvviso, scopri di esserne innamorato e contempli quel frammento di verità che a pietà della tua stanchezza e ti concede il riposo della mente e del cuore.
Una Parola e ti senti meno solo nell’ascoltare una voce che diventa familiare, un vento leggero come la carezza di una madre, l’ombra di un albero a cui racconti la tua fatica.
Una Parola e puoi accontentarti di farne una regola, un metodo o una legge…
Una Parola e se vai oltre, la solitudine diventa buona compagnia, ospitalità reciproca, serena accoglienza di un mondo invisibile.
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