 |
Sono un operatore e presto un servizio e tu sei un utente e ricevi la mia prestazione…
Il giorno in cui inizierò a pensare in termini puramente funzionali, spero di avere accanto qualcuno che mi ricordi che siamo uomini e donne e la dignità appartiene a ogni singola persona e non al ruolo che riveste nella società, nella chiesa o in qualunque altra associazione.
Non sono migliore di chi appartiene alla strada, non c’è alcun merito nell’essere nato da una parte o dall’altra di questa terra e non desidero il rispetto di chi si toglie il cappello di fronte a chi conta, ma evita accuratamente di salutare il nomade, l’extracomunitario, il senzatetto, la prostituta o il piccolo spacciatore disperato.
Non ho mai indossato i panni di chi ha bisogno di una mensa comunale, di un dormitorio, dei servizi sociali o di un centro diurno della Caritas e, proprio per questo, mi astengo da ogni possibile giudizio.
A volte, penso a come la vita di chiunque possa cambiare rapidamente: perdi un lavoro o resti da solo perché qualcuno ti ha abbandonato, il tuo paese entra in guerra o viene strozzato economicamente da una multinazionale o da un altro stato più “evoluto”.
Un terremoto improvviso, un’alluvione, una madre portata via troppo presto da un tumore o il subentrare di una patologia fisica o psichica…
Gli ultimi hanno una storia differente e posso solo cercare di comprendere meglio le ragioni del loro disagio.
Se non desidero capire qualcosa di più, se ho solo bisogno di rafforzare la mia convinzione che io non agirei mai in quel modo forse dovrei rimettermi seriamente in discussione, come uomo in primo luogo e subito dopo, come cristiano.
I nostri ospiti non hanno solo bisogno di una lavatrice, di una doccia, di un computer o di una merenda…
I nostri ospiti hanno bisogno di occhi che sappiano guardarli con l’affetto che i più gli hanno negato…
I nostri ospiti necessitano di contatto, soprattutto quando indossano la maschera dell’arroganza e della maleducazione…
I nostri ospiti chiedono quiete, perché vivono buona parte della loro vita nella tempesta…
I nostri ospiti desiderano parole e atteggiamenti che sappiano dire la disponibilità di un’accoglienza che non sia solo mestiere…
I nostri ospiti possono essere migliori se l’ambiente che costruiamo per loro è sereno, solare e animato dalla benevolenza.
I nostri ospiti devono sentirsi a casa, protetti da una comunità che sa condannare l’errore senza giudicare la persona che sbaglia.
I nostri ospiti, spesso, hanno perso la capacità di sognare e sono costretti ad affrontare ogni singolo giorno, con l’idea che domani, sarà solo un'altra imprecazione o una bestemmia da cui nessuno li potrà mai assolvere.
I nostri ospiti sanno che possiamo dare loro qualcosa di meglio e di più, quello che siamo quando mettiamo da parte le etichette di questo mondo e accettiamo di confrontarci con loro con il desiderio di chiamarli con la semplicità del loro nome.
|
|
|