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Ricomincio da tre e lo faccio ogni giorno toccando con mano il mio corpo e chiedendo aiuto e protezione all’unico Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Lo ripeto più volte nell’arco della giornata che si conclude con il medesimo gesto e il desiderio di un po’ di luce per affrontare la notte.
A volte mi chiedo se è stata mia madre o mia nonna a insegnarmi quel segno di croce che invoca la presenza di Dio e precede e conclude ogni preghiera e gradualmente mi è cresciuto dentro ed è parte insostituibile di tutto quello che sono.
Ci sono momenti in cui quel segno diventa comunicazione e partecipazione di una realtà invisibile a cui senti di appartenere e che offre un senso più vero a tutto ciò che vedi e sperimenti ogni giorno.
Se un tempo mi capitava spesso di tracciare il mio corpo nel segno della velocità e della distrazione, oggi quel segno è più lento e consapevole e risponde pienamente alle esigenze di quel momento.
Le Parole che il Padre ha consegnato al Figlio riaffiorano grazie all’azione di quello Spirito che le riporta al cuore e alla mente rendendole attuali.
C’è gratitudine in quel gesto che è una sintesi perfetta di quello che credo e riconoscimento di una realtà che perde i suoi confini in un orizzonte infinito in cui ogni cosa si accende di un significato ulteriore.
Ricomincio da tre e non si è mai soli in quell’istante che bussa all’origine della vita e restituisce il giusto ritmo al proprio respiro.
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