martedì, 30 settembre, 2014, 17:32
Li puoi incontrare in coda al supermercato, a capo della filiale di una grande banca e anche in un centro d'ascolto...
Non conoscono l'ombra di un sentimento, sono anaffettivi cronici e sottolineano a più riprese la necessità di essere razionali.
Attraversano imperturbabili le disgrazie degli altri e prendono le distanze anche dalle proprie.
Amano ricordare ai deboli che sono tali e ci riescono, senza aver bisogno di una sola parola, però, diventano improvvisamente ossequiosi e insolitamente gentili con chi ricopre una carica più alta della loro.
Dispensano lezioni di economia domestica a chi non ha una casa e con grande elasticità mentale, ricordano agli sprovveduti, che la fame è un diritto acquisibile con un permesso di soggiorno e un certificato di residenza.
Leggono la vita altrui algidi e sicuri che una semplice opinione sia l'unica e possibile interpretazione della realtà.
Demoliscono i sogni dei loro figli e copiano e incollano i gesti degli esseri umani per simulare l'affetto che non sanno provare.
In un mondo meno idiota di quello in cui viviamo sarebbero sfigati qualunque, ma in quello che abitiamo occupano sempre posizioni di rilievo e viaggiano in prima classe, totalmente inconsapevoli del vuoto tangibile che regalano a chiunque abbia la disavventura di sfiorarli per un solo istante.
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mercoledì, 24 settembre, 2014, 18:28
Non è poi così muta
la voce che non c'è,
parla e dice comunque...
chi è solito ascoltare
la riconosce facilmente
quando canta lo storno
dove scorre il ruscello
nell'inverno di un abete
lo sguardo e l'orizzonte
la barca ferma sul lago
una ferita in guarigione
un'emozione consapevole
il dono di una lacrima
un sorriso è già altrove,
concede tempo al tempo
occupa il suo spazio
scioglie brevi pensieri
dove essere è sufficiente
per affrontare il viaggio
e dopo il nulla delle urla
oltre la fiera del desiderio
si può rincasare a sera
colmare un bicchiere
svuotarlo lentamente
e poi chiudere gli occhi.
lunedì, 22 settembre, 2014, 09:52
Non sarà il mio peso a caricare la tua schiena
se mai sarò tuo amico, rispetterò la distanza,
ti ho visto interpretare un lontano orizzonte
correre leggero sui prati che mi sono negato...
La libertà non è un mestiere che s'inventa
qualcuno la reclama calpestando l'altrui terra
altri la svuotano d'ogni suo significato
leggendo con prudenza le parole di un copione.
Io penso e sogno, ancora, un'altra corsa
un campo che diventi vittoria per chiunque
la dignità promessa a tagliare il traguardo
la verità dei piccoli e dei deboli in festa.
mercoledì, 17 settembre, 2014, 08:04
Ho dimenticato la tua data di nascita e ricordo perfettamente il giorno, il mese, l'anno e anche l'ora della tua morte...
La memoria è una stanza disordinata e ha una certa propensione nel riporre in buon ordine il cassetto dei propri crediti e nell'abbandonare in un angolo poco luminoso la voce dei debiti.
Ho sentito raccontare storie infinite che hanno come denominatore comune la presunzione di aver sempre e solo dato; poi considero attentamente alcuni particolari che qualcuno, in buona fede o meno non lo so, sembra trascurare del tutto.
Puoi davvero piangere il quasi secolo di una persona amata se non hai ricevuto nulla da quella stessa storia che hai condiviso?
Se hai perso qualcosa o qualcuno è perché lo hai avuto in precedenza.
Se tutto è perduto per chi non vuole ricordare, tutto è ancora da guadagnare per chi chiude gli occhi e pronuncia il suo grazie anche quando s'accompagna a una lacrima.
giovedì, 11 settembre, 2014, 17:55
La mano che si alza e la voce stentorea risponde prima ancora che l'insegnante abbia finito di porre il proprio quesito...
L'interesse per qualsiasi amenità sulla vita dei figli del professore e la stessa passione per il Golf o per il Carling...
La rinuncia al proprio diritto di usare una giustificazione a quadrimestre e la corsa disperata per portare sulla cattedra un caffè ancora bollente...
Un libro che cade magicamente e richiama l'attenzione del segugio che alza gli occhi dal registro o da un quotidiano e incontra il transito di un foglietto durante un compito in classe...
Non sono tutti così i primi della classe, ma ne ho conosciuti parecchi che guadagnavano posizioni con insulsi stratagemmi, avallati e promossi dal presunto educatore di turno.
Ne ho rivisto uno, proprio il mese scorso e ho capito che nulla è cambiato e lo stesso gioco può continuare anche all'uscita della scuola.
Ho tirato dritto dopo poche parole: che senso ha buttare via il fiato con chi vive perennemente in competizione e pur di vincere è disposto a barare?
Sarai anche stato il primo della classe, ma gli insegnanti che ti hanno costruito non avrebbero mai dovuto varcare l'ingresso di una qualunque scuola.
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