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Qui e là... 
martedì, 6 novembre, 2012, 10:51


A volte lasci qualche piccola traccia sul mio cuscino e quando mi sveglio, sento un profumo lontano o un'immagine nitida e ben definita di un luogo che abbiamo visitato insieme nel cuore della notte.
E' strano sapere di essere stato qui, mentre la coscienza era altrove e giocava con l'apparenza di un corpo che si prendeva gioco delle più elementari leggi della fisica.
Volare da un luogo all'altro, attraversare un muro o una parete, respirare nello spazio più profondo, comunicare senza aver bisogno di pronunciare nessuna parola, muovere oggetti con il proprio desiderio, esprimere sentimenti puri e senza ombre: vai a spiegarlo a chiunque altro quel che capita in un sogno lucido.
Ti ho preso in braccio ed eri una bambina, sapevo benissimo che dovevi andare e capivo perfettamente che non avrebbe avuto senso trattenerti.
"Tutto è più semplice", continuo a ricordare quelle parole che si imprimevano nel cuore con dolcezza e serenità. Tutto è più semplice, ma io sono ancora nel luogo dove tutto è complicato, dove ogni cosa ha bisogno d'essere spiegata, dove anche l'affermazione più sincera trova dubbio, perplessità e diffidenza.
Tutto è più semplice, ma la prossima volta che ti fai vedere dimmi s'è vero che tutto si perdona e infine, anche tu, lo hai perdonato.
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Ingarbugliati 
sabato, 3 novembre, 2012, 16:57


Non siamo al bar in compagnia di quattro amici pronti a perdonare una battuta infelice o una caduta di tono.
Non siamo tra le mura domestiche dove la familiarità può permettersi di dire quello che, altrove, una qualsiasi persona eviterebbe di ripetere.
Siamo in rete e non c'è rete di protezione: quello ch'è è scritto, è scritto e rimane e, se a volte uno pseudonimo può garantire l'anonimato, in molte più occasioni restano un nome e un cognome e sarebbe opportuno cercare di agire di conseguenza.
Pensare prima di scrivere sarebbe opportuno, ma quante persone rispondono di pancia, di puro istinto e non considerano il peso di una parola che resta comunque scritta.
Non è neanche una questione di cultura, di posizione sociale, di rilevanza pubblica; perché sono davvero persone di ogni genere a rischiare il linciaggio mediatico per una parola di troppo che risulta offensiva per questa o quella categoria e, subito dopo, vai a spiegare che non era quello che intendevi affermare.
Siamo ingarbugliati nella rete delle nostre stesse parole che perdono la capacità di discernere tra pubblico e privato e generano confusione e caos di ogni genere.
Twitta questo, commenta su facebook quest'altro e la velocità delle parole è superiore a quella del pensiero e talvolta va a sbattere e non ha più tempo d'inchiodare.
C'è bisogno di un freno e quel freno è dentro di noi: basterebbe rileggersi cinque minuti dopo e, probabilmente, l'effetto non sarebbe più quello della prima stesura.
Bisognerebbe imparare a distinguere tra le diverse possibilità che la rete offre per esprimere i propri contenuti e invece, tutto viene messo sullo stesso piano e l'assenza di limiti di velocità pone problemi non indifferenti alle rotonde telematiche e agli incroci virtuali.
Senza regole non si va da nessuna parte e se è sufficiente la prontezza nell'insultare il politico di turno o la persona che ha un'altra opinione per sentirsi liberi, la libertà priva di contenuti è sciocca e spesso, anche ridicola.
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Canzoni terapeutiche... 
mercoledì, 31 ottobre, 2012, 16:03


Ho iniziato molto presto a cercare rifugio tra le parole e le note di una canzone e non ho mai smesso.
Una vena di tristezza, un momento di malinconia, un momento di rabbia, un eccesso di gioia...
Penso di avere canzoni per tutte le situazioni difficili che ho incontrato crescendo: canzoni medicina per ristabilire un sorriso, terapeutiche per lasciar andare il cattivo umore,ricostituenti per ogni periodo di stanchezza.
Canzoni da ascoltare, da cantare o da ballare, canzoni che in pochi minuti riescono a farti sentire meglio.
Canzoni che non invecchiano o lo fanno insieme a te, piccole grandi analiste a buon prezzo che suonano e riverberano dentro restituendo l'armonia perduta, la serenità dei momenti migliori e la gioia di vivere sempre e comunque.
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Stanno tutti bene... 
lunedì, 29 ottobre, 2012, 09:28


Stanno tutti bene e non hanno più tempo di scrivere una lettera, si accontentano di un sms con le faccine colorate e le parole criptate.
Stanno tutti bene e conservano la propria indignazione per le pagine di facebook dove con un tasto è possibile dire "mi piace" senza dover dare troppe spiegazioni.
Stanno tutti bene e parlano della famiglia come di una realtà possibile, a patto che ognuno abbia il proprio televisore e tutto il resto in camera propria.
Stanno tutti bene e acquistano il tre per due, anche se ne basterebbe uno solo.
Stanno tutti bene e si lamentano del prezzo della benzina, ma continuano a viaggiare rigorosamente da soli.
Stanno tutti bene e hanno sempre bisogno di un deposito per sistemare i pargoli ingombranti.
Stanno tutti bene e dopo le nozze d'oro, hanno anche la fortuna di poter fuggire con la propria giovane badante senza badare a spese.
Stanno tutti bene e seminano capannoni ovunque, perché la natura è davvero cattiva e se non le dai una bella regolata inizia a fruttificare ovunque.
Stanno tutti bene e dal karaoke in poi hanno bisogno della "base" anche per fare la doccia.
Stanno tutti bene e non credono più agli angeli, ma indirizzano la loro devozione al cospetto dei missili intelligenti e delle missioni di pace.
Stanno tutti bene e quando si lamentano, stanno anche meglio, perché se piove desiderano il sole e se la giornata è splendida, vorrebbero coltivare meglio la loro depressione.
Stanno tutti bene e se qualche volta sono inquieti, è tutta colpa della crisi che priva l'umanità del semplice acquisto che risolve i problemi dell'ansia e del malumore.
Stanno tutti bene e staranno sempre meglio; con l'aiuto di un nuovo farmaco o con la sintesi di un frammento di chimica pronta a restituire gioia al cuore malato.
Stanno tutti bene e poco importa se si sentono sempre più soli: l'idea di provare a cambiare il minimo dettaglio procura una certa insicurezza e ci sarà sempre un nuovo oggetto per sostituire un bacio o una carezza.

La fortuna che non vedi 
venerdì, 26 ottobre, 2012, 08:23


Non si affida ai numeri della prossima estrazione e non ha bisogno di essere grattata in una cartolina multicolore: la fortuna che non vedi non ha paura di passare sotto a una scala, affronta serenamente un venerdì diciassette e siede a tavola anche in tredici.
La fortuna che non vedi è nel tuo sguardo, ma con gli occhi chiusi è difficile distinguere quello che puoi realizzare e rischi di confonderlo con una delle tante velleità pronte a chiamare in causa la responsabilità del fato, del caso o del destino.
La fortuna che non vedi è nelle mani che puoi tendere a un cielo passivo o rendere operose muovendo il pensiero con le tue stesse dita.
La fortuna che non vedi è il profumo di un mattino che può svegliarsi riposato o perdersi tra le lenzuola di una notte senza fine.
La fortuna che non vedi è nel sapore del pane, ma anche il pane procura nausea dopo una qualunque indigestione.
La fortuna che vedi è nelle parole pronunciate a bassa voce e se continui a urlare non c'è alcuna speranza che possano raggiungerti.
La fortuna che non vedi è quel sesto senso che può portarti in una terra tutta da esplorare dove una fede anche piccola e modesta, è più che sufficiente per affrontare il proprio viaggio senza alcuna necessità di toccare ferro o di cercare rifugio in un cornetto.
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