martedì, 23 ottobre, 2012, 08:21
Non cambio più per il gusto di cambiare...
Non cambio perché sono stanco di me stesso o non mi accetto per quello che sono.
Non cambio perché lo suggerisce la moda o la tendenza.
Non cambio per piacere di più o per prendere le distanze dagli altri.
Non cambio perché lo esige una carriera o una situazione di vita che chiede nuovi vestiti da indossare.
Non cambio per stupire o perché mi sento annoiato dalla vita.
Non cambio perché ho bisogno di una seconda giovinezza o per recuperare il tempo perduto.
Cambio perché non posso farne a meno, perché dentro accadono situazioni difficili da spiegare e prima o poi, si riflettono anche all'esterno.
Cambio perché sono felice di vivere questa nuova stagione, perché c'è compagnia nella mia solitudine e luce tra le ombre.
Cambio per amore degli angeli che sto imparando a riconoscere e per i loro messaggi che riesco sempre più spesso a decifrare.
Cambio perché l'invisibile è più vicino di quanto si possa immaginare e viviamo da sempre in una casa grandissima di cui conosciamo solo qualche vano.
Cambio e quel che ieri sembrava impossibile, adesso, è la cosa più naturale di questo mondo.
Cambio perché un bruco sogna di volare e questo è il tempo in cui è possibile distendere le ali.
Cambio perché non c'è bisogno di aspettare i buoni propositi di fine anno, perché per una volta ho rispettato quelli degli anni precedenti e, alla fine, ci ho preso anche gusto.
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domenica, 21 ottobre, 2012, 08:00
Si può riciclare anche il tempo. Ci sono lancette ferme in un'ora lontana che, improvvisamente, diventano attuali e danno vita a un tempo nel tempo che guarisce il passato e si prende cura del presente.
Si può cogliere un attimo che non è mai passato: versare le lacrime trattenute troppo a lungo o ridere di cuore di un episodio che miracolosamente riesci a osservare dal punto di vista della compassione o della misericordia.
Si può portare un treno ch'è passato proprio in questo minuto e riuscire ad avere la puntualità che quel giorno era mancata o la prontezza di cui eri sprovvisto.
Si può pronunciare un addio che l'orgoglio di ieri aveva taciuto o ritrovare quel sentiero ed evitare di tornare indietro mettendo in conflitto lo spazio mai percorso e il tempo apparentemente scaduto.
Forse ho davvero scritto queste parole, forse potrò scriverle domani...
quello che ho detto non posso cancellarlo, ma quello che non ho ancora fatto è una possibilità concreta e reale. E' importante saperlo.
sabato, 20 ottobre, 2012, 08:31
Non cambia lo scenario politico e la situazione della mia squadra del cuore è sempre quella...
Non è un lavoro differente e le persone di oggi sono in buona parte quelle di ieri...
Non è una nuova camicia e le scarpe sono quelle di qualche anno fa...
Non ho comprato l'ultimo modello di cellulare e continua a piacermi la pizza con le cipolle...
Non ho chiesto trasferimenti e non ho neanche azzeccato la sestina del superenalotto, a dire il vero, non ho neanche giocato...
Non vado più a cercare fuori quel che ho già dentro e giorni come questi, la pioggia può cadere senza modificare il mio umore.
Sono proprio io il cambiamento che desidero e mi godo il silenzio come non riuscivo a fare da parecchio tempo.
Sono io che frequento me stesso e apprezzo la novità a cui ho spalancato le mie porte.
Sono l'aria che respiro e l'ossigeno che scorre e attraversa un corpo preso in comodato d'uso perché l'anima cresca dentro e impari l'arte di non lasciarsi ingabbiare.
Sono il sogno che non ha più paura dell'incubo e il miraggio che crede all'invisibile e muta gli eventi del mondo reale.
Sono colui che guarda l'orizzonte e la linea provvisoria di un confine che può essere oltrepassato nella misura della propria fede.
Lascio parlare e ascolto quelli che si accontentano, non perdo più tempo a giudicare i loro contenuti; però, subito dopo proseguo per la mia strada e non mi lascio più condizionare da chi rinuncia e continua a ribadire a sé stesso e agli altri la parola impossibile.
Io cambio e, oggi, questo è sufficiente e appagante.
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venerdì, 19 ottobre, 2012, 11:16
Un bicchiere per dimenticare, per cercare un sorriso che non c'è, per trovare la grinta e la sicurezza che sobrietà non ti sa dare.
Un bicchiere per ridere e per scherzare, per cantare in compagnia di qualche amico o per raccontare un po' di vita quando è sera.
Un bicchiere d'acqua limpida e fresca dopo una lunga camminata, un bicchiere di vetro e non di plastica, un bicchiere e tutti a casa...
Un bicchiere e non è mai lo stesso, un bicchiere per la festa, mentre un altro è già disperazione, un bicchiere e sei tu a determinare il valore, la consistenza e la profondità che a volte può distruggere e, in altri casi, semplicemente, dissetare.
mercoledì, 17 ottobre, 2012, 11:27
Nel cuore di ogni adulto c'è un bambino ferito, un piccolo d'uomo che cerca il giardino della propria infanzia per ritrovare l'ombra di una negazione o di un desiderio, nascosta da una vecchia cicatrice.
C'è chi ripete a sè stesso che le questioni adulte non riguardano quel bambino, chi preferisce negarne l'esistenza, chi non ha tempo per provare a ricordare la sua voce e chi è del tutto inconsapevole di quella vecchia ferita.
La linea della storia vede il bambino dissolversi per fare posto al ragazzo, al giovane e, finalmente all'uomo, ma in quell'uomo restano presenti tutte le stagioni e la sincronia dei tempi chiede armonia ed equilibrio perché l'adulto possa davvero essere tale.
Il bambino attende di essere riabbracciato dalla presenza affettuosa di qualcuno che sia diventato padre e madre di sé stesso.
La ferita non può essere abbandonata all'oblio e la cicatrice ha bisogno di consapevolezza perché la guarigione sia completa ed efficace.
Nel cuore di ogni adulto c'è un bambino ferito e, quando i due camminano mano nella mano, nel cuore di ogni adulto c'è un bambino guarito.
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