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The web killed the video star 
mercoledì, 15 giugno, 2011, 09:54


Qualcosa sta cambiando!
La Repubblica Televisiva Italiana esce sconfitta dalla manifestazione referendaria e viene messa alle corde dal web e dalla rete umana che ha saputo costruire un messaggio più credibile di quello che quotidianamente appare nel bel paese dei Vespa e dei Minzolini.
L'Italia non ha più voglia di parlare la lingua del grande fratello e sono sempre più numerosi i cittadini alla ricerca delle informazioni che i telegiornali tacciono abitualmente.
C'è un quinto sì, quello sottinteso e tuttavia, il più importante: è il sì di chi vuole partecipare, di chi rifiuta gli inviti ad andare al mare, di chi non ha bisogno del consenso del proprio partito per utilizzare la propria coscienza e decidere.
Bersani, Vendola, Fini, Casini & soci cantano vittoria, ma ignorano che quel 57% di Italiani è trasversale e non ha bisogno delle indicazioni di un partito per mettere in moto i propri neuroni.
Qualcosa sta cambiando e i nostri baldi politici di mestiere, è bene che ritrovino la sintonia con quel popolo che sta imparando a cambiare canale e sa bene che il tasto dell'accensione è anche quello dello spegnimento.
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Holyday 
venerdì, 10 giugno, 2011, 18:41


Primo giorno di vacanza: tutto OK!
Secondo giorno: Tutto OK, sino alle 19.00.
Dopo le 19.00 sono in albergo e ricevo un sms ch'è tutto un programma. Il testo breve ed efficace riporta la parola "ambulanza".
Il messaggio è di Simone, l'amico di buona parte della mia vita con cui spesso ho condiviso i miei pochi giorni di vacanza.
E' andato sulla passeggiata degli Inglesi in riva al mare in compagnia del suo nuovo skateboard e, a quanto pare, è caduto malamente.
Confesso un po' di apprensione e mi accorgo che in precedenza mi aveva già mandato altri messaggi che spiegano la natura dell'incidente: è caduto e non sa come, perché è svenuto e non ricorda quel ch'è successo.
Finalmente è in grado di dirmi dove lo stanno portando e vado un po' nel panico al pensiero di dover trovare l'ospedale. Un signore cordiale alla fermata del tram mi spiega benissimo dove devo andare e, per fortuna, posso evitare di dover cercare dei mezzi di trasporto.
Quando arrivo al pronto soccorso una simpatica impiegata mi dice di aspettare e si dimentica che esisto: è troppo presa da un mare di pratiche da sbrigare, ma quando scopro che avrebbe solo dovuto dirmi di andare dritto e di entrare nell'ufficio delle infermiere, allora, mi ricordo benissimo i termini più scurrili del dizionario Francese.
Una persona cordiale viene a cercarmi e mi dice che il mio amico mi sta aspettando, mi aiuta ad avere il pemesso necessario a entrare al centro d'urgenza e finalmente, raggiungo Simone.
Intanto, sono arrivati gli esiti della Tac e, grazie a Dio, sembra che non ci siano problemi gravi, ma dobbiamo attendere che il neurologo abbia il tempo di confermare la prima impressione dopo aver visionato via mail gli esiti.
Simone è ancora confuso, ma tranquillo e questo mi rincuora. Un po' di rosso e un po' di blu a ravvivare il volto, il braccio dolorante, ma non ha un brutto aspetto.
Finalmente, intorno alle 23.00 ci mandano a casa e riusciamo a dimenticare la documentazione sul taxi, così, per rendere il racconto più suggestivo... il mattino dopo il brillante taxista è così gentile da portare i documenti in hotel.
Simone non è in condizione di viaggiare, il mattino dopo il braccio fa ancora male e, nello stesso tempo, io devo proprio rientrare.
Riesco a fare un biglietto del treno dopo 45 minuti di coda e scopro che se qualche anno fa, sarei potuto partire alle 18.00 e arrivare alle 22.40, adesso, sono costretto a partire poco prima dell'una e solo alle 20.00 sarò ad Asti.
Il primo treno mi porta a Ventimiglia, è un locale e ferma ovunque. Quando raggiungo la frontiera devo attendere un'ora prima di prendere il treno per Genova: carrozza 6 posto 66...inizio a temere!
Sino a Savona, tutto va per il meglio, poi, un pazzo prende a sberle una donna e si crea un crocchio di controllori, passeggeri e poliziotti che per trentacinque minuti bloccano il treno. I poliziotti riescono a caricare il folle e possiamo ripartire.
Genova Porta Principe sembra una stazione Bulgara dopo una grande alluvione e l'edicolante mi confessa che è davvero un peccato che non ci sia più Bin Laden: "E adesso chi la mette più una bomba da queste parti?". Gli rispondo di stare tranquillo perché è vivo e vegeto e ha preso casa dalle parti di S.Lorenzo.
L'ultimo tratto parte dal binario 17, ma anche la sfiga ha una durata e sembra dissolversi quando giungo quasi puntuale ad Asti.
Simone oggi è riuscito a rientrare e tutto si è concluso bene: prima o poi devo trovare il coraggio di dirgli ch'è scivolato su una buccia di banana che ho mangiato io, così, tanto per avere qualcosa di nuovo da scrivere.

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Un mendicante 
giovedì, 9 giugno, 2011, 08:29


Forse hai troppi soldi per capire chi ha soltanto l'affetto di un cane e quello che per me è un amico prezioso, per te è un bastardo rabbioso.
Però, lasciamelo dire, quando ti avventi su di lui perché ha osato dire "bau" al tuo passaggio, il bastardo rabbioso sei tu. Sei anche vigliacco, perché te la prendi con un piccolo barboncino e ho tutti i miei dubbi nel pensare che ti saresti comportato allo stesso modo, se al suo posto, ci fosse stato un rotweyler o un alano.
Non sono che un mendicante con disturbi psichici evidenti, però so distinguere l'affetto di una moneta, nello sguardo di chi per un istante prova a pensare quel che significhi vivere al crocevia di una strada affollata a due passi dal centro commerciale in cui si celebra la messa cantata dell'opulento a cui non posso partecipare.
La tua ragazza ha sorriso mentre partiva il calcio che la buone sorte ha risparmiato alla mia bestiola, evidentemente, vai a braccetto con la tua stessa mediocrità, firmata sino ai piedi.
La giovinezza ti appartiene, il denaro non ti manca e la salute sembra buona: vai tranquillo che per sopravvivere non c'è alcun bisogno di un minimo di compassione.

(A un turista senza nome e senza cuore in transito tra la Cattedrale e l' Etoile in quel di Nice)
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I say yes! 
venerdì, 3 giugno, 2011, 11:14


Dico si quattro volte e lo faccio con la serenità di chi non ha nessun dubbio e nessuna riserva sui quesiti referendari:
-si perché l'acqua è di tutti e provo orrore nei confronti di chi vorrebbe privatizzarla
-si perché nessuno ha il diritto di investire capitali e guadagnare sull'oro blu
-si perché la sicurezza del nucleare che una buona parte di scienziati continua ad annunciare è messa alla berlina non dalle opinioni, ma dai fatti
-si perché il presidente del consiglio e i suoi ministri sono cittadini come tutti gli altri e se non riescono a conciliare il loro ruolo con le questioni relative alla giustizia nessuno vieta loro di dimettersi. Prima risolvano i loro problemi, poi, se innocenti, tornino a governare.
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Di carta 
mercoledì, 1 giugno, 2011, 10:31


Rileggo vecchi appunti, lettere scritte a mano, le prime tracce per un'omelia scritte rigorosamente a matita: sono così lontane quelle parole a tanti anni di distanza e una buona parte, oggi, non le scriverei più.
C'è maggiore somiglianza nei fogli dattiloscritti con due dita premute in modo irregolare; alcune lettere quasi scompaiono, altre bucano il foglio.
La carta è testimone di quanto una persona cambi, delle emozioni che più non le appartengono, delle idee che una dopo l'altra hanno stravolto l'io di partenza e di quel punto d'arrivo ch'è sempre relativo e parziale.
La carta che utilizzo sempre meno, la penna insicura in quei caratteri poco allenati e ormai abituati alla velocità che un vecchio foglio non sostiene.
Non è che abbia conservato molto di quel passato tra le righe e sono costante nel perdere i dati affidati a un computer.
La storia non rispetta le nostre carte, va avanti con noi e abbandona dopo pochi passi quell'istante di coscienza tra quello che siamo stati e quello che siamo diventati.
Quello che saremo, con buona probabilità, è ancora tutto sa scrivere.
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