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La misura che non c'è 
lunedì, 9 marzo, 2015, 16:38


Se conservo gli appunti che evidenziano le offese subite e ho deciso che oltre non si può proprio andare, la vita continuerà a starmi stretta e il desiderio di pareggiare i conti non sarà mai sazio sino a quando non scaglierò la pietra che comunque tengo in mano.
L'incognita del perdono, quando è reale, ha lasciato andare il passato e ogni rancore per fare spazio alla novità del presente.
L'incognita della riconciliazione, quando è autentica, smette di guardarsi le spalle e osserva quel che ha davanti.
Il perdono è una misura incalcolabile, una cifra che sfugge perché si fonda sulla consapevolezza di un Dio che non considera il numero dei nostri errori, ma continua a voltare pagina restando in paziente attesa che i nostri scarabocchi diventino disegni armoniosi.
E quando sai che la risposta sarà ancora e sempre un gesto di perdono, settanta volte sette, ti sembrerà comunque poca cosa.

Lontani da casa 
domenica, 8 marzo, 2015, 17:16


Quando si è lontani da casa si è più disponibili.
Le persone non sono ancora prigioniere delle nostre categorie mentali, i luoghi vanno studiati con attenzione e le parole si pronunciano con maggiore cautela.
Quando si è lontani da casa tutto è degno di nota e il desiderio di scoprire muove la volontà nella direzione del possibile incontro.
Quando si è lontani da casa, l'esigenza di capire suggerisce un ascolto più profondo e uno sguardo più libero.
Una voce meno conosciuta pronuncia le stesse parole di un familiare, ma provoca un effetto differente e le cose che dice appaiono del tutto nuove.
Quando si è lontani da casa, ma anche quando una maggiore umiltà allontana il cuore dall'abitudine e dalla ripetitività.
Non è necessario essere neofiti per ascoltare il messaggio di Gesù con lo stupore e la meraviglia di chi si è appena avvicinato al Vangelo.
Non è necessario appartenere a una religione differente per mettere da parte quella fastidiosa saccenteria da primi della classe con la mano sempre alzata.
Perché anche oggi, far parte della comunità ecclesiale, aver ricevuto i Sacramenti e continuare a frequentare l'Eucaristia non deve distoglierci dalla volontà di continuare a crescere e di attualizzare la Parola di Dio.



L'affetto di un Padre 
venerdì, 6 marzo, 2015, 16:20


Un figlio fa la valigia e si allontana, il secondo resta a casa, ma il suo cuore è altrove.
Un figlio chiede quel che non sarebbe lecito domandare e l'altro si comporta come se fosse un servo.
Un figlio fallisce miseramente e non capisce più di tanto la follia dell'abbraccio al suo ritorno.
Un figlio sputa rancori come rospi e non prova un minimo di gioia per il ritorno del fratello.
L'affetto di un Padre continua ad attendere il ritorno di chi si è allontanato e di chi resta distante anche quando è vicino.
L'affetto del Padre resta immutato e non si scompone: la sua disponibilità per fare festa è a disposizione di tutti i suoi figli.
E quando i figli scopriranno il volto del Padre, allora prenderanno coscienza di quel che significa realmente essere fratelli.

Custodire 
giovedì, 5 marzo, 2015, 19:57


Qualcuno si considera proprietario e qualcun altro semplice possessore, ma la realtà è che siamo custodi e nulla di più.
Custodi del corpo e dello spirito che non abbiamo acquistato e delle relazioni che dovremmo coltivare con l'animo riconoscente di chi sa bene che tutto è dono.
Custodi del creato che non possiamo continuare a sfruttare senza pensare un attimo a chi verrà dopo.
Custodi della Chiesa che non possiamo chiudere a doppia mandata per timore che qualche sconosciuto possa entrare a rimettere in discussione la nostra coerenza.
Custodi dei giorni che abbiamo ricevuto e a cui non possiamo aggiungere una sola ora in più.
Custodi di una vigna che deve continuare a dare frutto e distribuire in maniera più equa il raccolto.
Custodi di un giardino che non può e non deve obbedire alle leggi di un mercato capace solo di accumulare in poche tasche l'abbondanza che Dio ha donato a tutti noi.

Il ricco senza nome 
mercoledì, 4 marzo, 2015, 16:58


Quando l'avere ingoia l'essere, quel che resta è solo un aggettivo qualificativo. La verità della persona si risolve in un lungo elenco di proprietà che non ricorda più neanche il proprio nome.
Quando gli altri sono solo strumenti per rispondere alle nostre esigenze, quel che resta è l'inferno di una solitudine sorda e vuota che continua a pronunciare Lazzaro come un ordine che nessuno potrà più eseguire.
Quando la materia estingue lo spirito, quel che resta è solo un insieme di oggetti inanimati come chi ha scelto di risolversi in ciò che possiede.
Perché se per gli altri sei solo un titolo onorifico, una posizione prestigiosa o Lazzaro continuerà a essere povero, ma porterà con sé la ricchezza del proprio nome e del suo essere.una persona facoltosa è un po' come se non esistessi.


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