mercoledì, 9 marzo, 2011, 10:03
E' questo il tempo in cui si cambia,
l'istante che abbandona l'ombra
l'attimo che abbraccia la luce?
E' questo il tempo o devo attendere
ancora aspettare nuova sabbia
misurare i deserti di una spiaggia?
L'ombra che suggerisce nuova luce
il luminoso dal buio rapito
l'eterno che oscilla ora chiaro
l'infinito che scivola ora scuro...
posso decidere che sia solo polvere
posso scegliere che appartenga alle stelle
posso pensare la mano che plasma
posso osservare la vita che bussa
e ogni corpo che sussulta e rivela
la trama di un respiro dal nulla.
E' questo lo spazio del divenire
la terra che emerge dalle ombre
l'isola protetta dalla luce?
E' questo lo spazio da navigare
il sole che scompare ed è già luna
la primavera dopo un lungo inverno.
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lunedì, 7 marzo, 2011, 09:45
Un quarto d'ora di televisione in fascia quasi notturna e "zappingando" da un canale all'altro mi imbatto nel professore che dopo Sanremo, si concede anche Amici e si fuma la Maria De Filippi.
"La musica è finita e gli amici se ne vanno", con tanto di benedizione di chi si è ricreduto e addirittura convertito alla voce dei talent.
Un mare di critici e discografici che, senza vergogna, continuano a intessere lodi e vengono soverchiati dai fischi quando si ricordano per un misero istante di quella che dovrebbe essere la loro funzione.
Così, una battuta di Fegiz su Scanu, necessita di immediata rettifica per non far inalberare i fan del campioncino di due edizioni fa.
La Pettinelli spende mezza banalità che in quel contesto, appare addirittura critica, e gli stessi colleghi le volano addosso.
Dopo il professore, arriva anche la Mannoia e, prima di essere travolto dal duetto con gli occhioni da cerbiatta di una finalista, decido di spegnere il televisore e anche il cervello.
L'encefalogramma della critica musicale Italiana è ormai piatto, ma non è tracciabile né tra i solchi di un vecchio 33 giri, né sulla penna che raccoglie gli mp3.
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sabato, 5 marzo, 2011, 11:22
Sono un uomo per tutte le stagioni e per ogni età
sono foglia tra gli alberi e poltrona in parlamento.
sono marito con la fede al dito e l'amante ubriaca
sono l'unica opzione del sondaggio e non mi astengo
sono la vita in diretta in un rettangolo di pixel
sono la garanzia del passato e la certezza del futuro
sono il presente in cronaca confusamente differita
sono il profeta dell'aspirapolvere e dello spremiagrumi
sono l'ossessione che entra ed esce dal tuo pentagramma
sono il ritornello che scrive con la destra e la mancina
sono il catalogo degli acquisti, l'agenda del desiderio
sono la riforma, il riformatore e anche il riformato
sono il figlio illegittimo di un decreto e di una postilla
sono le libertà che mi concedo e l'amore che si fa partito
sono il divieto di sosta che tanto ti seduce e attrae
sono l'evasione che accarezza le tue aziende offshore
sono la telefonata che ti sistema dove meglio desideri
sono il vigile che chiude sempre un occhio o tutti e due
sono il contributo statale per il tuo nuovo decoder
sono un geroglifico nel letto di rosetta senza stele
sono la rosa dei venti che soffia sul tuo gps satellitare
sono il racconto di un paese astuto e senza intelligenza
sono le pagine di una storia che restaura il medio evo
sono la disattenzione di un popolo privo di carattere
sono il sogno narciso che simula affetto in videochat
sono l'applauso al funerale di chi ho spedito in guerra
sono la miseria a due passi dallo zerbino di casa tua
sono dentro al tuo giardino e bruco l'erba che ti resta.
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giovedì, 3 marzo, 2011, 09:23
C'erano due vie, forse anche tre,
la prima aveva il traguardo bene in vista
le insegne luminose e mille indicazioni
il navigatore di serie al tuo fianco
un gioco e ricchi premi per tutti i partecipanti...
C'erano due vie, forse anche tre,
la seconda aveva un lungo viale alberato
il consenso dei genitori e degli amici
un buon nome e un'ottima reputazione
la sicurezza dei passi più faticosi e lunghi...
C'erano due vie, forse anche tre,
la terza non so bene se veramente esiste
se abita i pensieri e se darà raccolto
non conosco nessuno che l'abbia già percorsa
c'erano due vie e forse ho scelto la terza.
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martedì, 1 marzo, 2011, 10:49
Continuano a chiamarla carità, ma la mano destra sa bene quel che contiene la sinistra e pesa la vita del povero con la dovizia di particolari che il fisco non riesce ad avere con il più disonesto degli evasori.
Ho un moto di repulsione crescente nei confronti di chi vorrebbe avvalersi di indagini dettagliate e trasversali per individuare il povero "astuto" che rischia certamente di diventare ricco a suon di borse della spesa con pasta, olio e salsa di pomodoro.
Il potente può raccontare qualsiasi assurdità e risultar credibile con uno stuolo di avvocati che scivola sulla legge come l'olio sull'acqua, ma il povero, rischia di essere processato non solo nei fatti, ma anche nelle sue intenzioni.
Continuano a chiamarla carità, ma è priva di sensibilità, di discrezione, di attenzione reale per chi è costretto a elemosinare il proprio diritto di vivere e bussa alle porte che rispondono con sospetto e diffidenza.
Ci vorrebbe un effetto domino di "azioni consapevoli" che quanto gratuitamente dovremmo dare è stato gratuitamente ricevuto e il coraggio di estirpare dalla liturgia della carità i peli della burocrazia, del narcisismo buonista di chi sei sente migliore del povero e del giudizio spietato nei confronti dei limiti del meno abbiente che, un minimo di buonsenso, saprebbe adeguatamente spiegare.
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