sabato, 17 febbraio, 2024, 10:19
Non c'è più alcuna distinzione di abito e le visite al tempio o alla chiesa sono ormai tempo utile per celebrare il vuoto nei centri commerciali che spogliano il numero delle anime presenti nei centri storici.
Ci sono sempre compiti da eseguire o da correggere, cuscini in cui affondare per pensare il meno possibile e prendere le distanze dalla sveglia del lunedì mattino.
Si sbadiglia a pranzo e quando le proprie finanze lo permettono, si evita il più possibile di cucinare in attesa della consegna a domicilio o della prenotazione in un ristorante, meglio se è sufficientemente esotico e porta alla mente l'idea di un viaggio tra i fornelli.
Il televisore puntualmente acceso se la comunità e familiare e non si ha troppa voglia e poco si sente l'esigenza di comunicare.
È festa sì, ma non più di tanto e l'idea comunitaria si perde nelle differenti e spesso inconciliabili esigenze personali.
Il giorno del Signore raccoglie pochi fedeli e anche tra i praticanti, spesso può risultare complesso ricavarsi una finestra per rendere un po' più esplicito ciò in cui si crede.
Si rincorre una vita che ha sempre meno fermate o ci si abbatte per quel senso d'impotenza nei confronti di un tempo sempre più difficile da decodificare.
Tutto cambia e quanto è importante essere partecipi di questa evoluzione, ma non subendo un giorno di festa che si concede completamente alle necessità del mercato e dimentica che abbiamo altre esigenze oltre a quella di dormire, mangiare e comprare.
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lunedì, 12 febbraio, 2024, 08:18
Come cambiano le cose quando muta il confine.
Il migrante ingombrante che dalla Bielorussia cerca di entrare in Polonia viene rispedito da una sponda all'altra, oltre il filo spinato, senza la minima protezione del vecchio o la difesa del bambino.
L'accoglienza fraterna e la cura per chi scappa da una guerra in Ucraina con animali al seguito e gesti più che leciti di un'umanità differente.
In mezzo gli attivisti che in un caso sono perseguiti dalla legge e dall'altro appaiono come collaboratori della medesima.
La regista polacca dirige questo docufilm prendendo posizione e lasciandoti l'amaro in bocca dopo la visione.
C'è l'Europa con progetti e delle parole e c'è la verità di fatti che sembrano affermare l'esatto contrario.
domenica, 11 febbraio, 2024, 08:35
Si esce un po' storditi dopo le oltre due ore dell'ultima pellicola di Yorgos Lanthimos che mescola bianco e nero e una tavolozza di colori che pennella una Londra simil-vittoriana o una nave che riporta alla mente Genet raccontato da Fassbinder.
Le citazioni più o meno volute sono davvero tante e c'è da perdersi in quel che resta dell'illuminismo distopico caro ai nostri tempi. Emancipazione femminile e creature sperimentali per un padre creatore a sua volta creato da un altro padre. il corpo di una madre posseduto dalla propria figlia e una meravigliosa Emma Stone che riesce a entrare in quei panni con la grazia e l'innocenza che non sembra lasciarsi macchiare da niente e da nessuno. Il lungo percorso d'apprendimento di una donna priva di ogni filtro finisce col mettere alla berlina l'inadeguatezza e l'ipocrisia di un mondo che si risolve in regole incapaci di contenere il desiderio di essere senza sapere bene chi e come.
Un uso intensivo del grandangolare che focalizza l'attenzione sul particolare e non ti permette di cogliere l'insieme.
L'Emilio redivivo, le ombre di Murnau, la danza gotico-gitana si traducono in un'estetica che è già un film anche senza sceneggiatura e non è che questa sia da meno. Più che convincenti Ruffalo e Dafoe che si perdono, s'infatuano e s'innamorano di un esperimento che sfugge dalle loro mani e non può essere né un territorio da conquistare né un laboratorio che possa contenere un'anima che vuole diventare altro.
giovedì, 8 febbraio, 2024, 12:10
Ci sono momenti poetici interessanti, slanci di vita che mettono in relazione due giovani e gli ospiti di una struttura per gli anziani, ma resto perplesso dalla scrittura di un film che a tratti sembra teatro, poi diventa caricatura e a volte anche un po' fiction.
Tante storie che s'intrecciano, ma non tutte trovano uno sviluppo e altre sembrano quasi dimenticate in un angolo.
Il finale suona un po' buttato lì, senza troppa convinzione e con la sensazione che Risi abbia mescolato favola, realtà e fiction senza riuscire ad armonizzare credibilmente i generi.
Alcune interpretazioni alzano l'asticella della mia personale valutazione, ma qualcosa di meglio e di più era lecito aspettarselo.
lunedì, 5 febbraio, 2024, 07:25
Dietro la maschera di uno studente svogliato e inconcludente può nascondersi un allievo brillante e sorprendente e quando un vecchio professore abbandona la rigidità del proprio essere e inizia a percepire la complessità della persona che ha di fronte può finalmente andare in scena la più bella lezione della sua vita.
Paul Giamatti è perfettamente a suo agio e veste credibilmente il ruolo di un insegnante che deve ricondurre la storia alla vita.
Una scuola del 1970 diventa una vicenda familiare che mette insieme un padre ipotetico, un figlio abbandonato e una madre che ha perduto in guerra il suo unico figlio.
Un "attimo fuggente" dolce e amaro che a tratti regala emozioni profonde, una commedia che diventa viaggio e scoperta di un altro che è sempre lontano anni luce dai nostri pregiudizi e dai ruoli in cui è stato confinato.
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