sabato, 14 febbraio, 2015, 06:18
Apro gli occhi e dico subito grazie...
Per questo mattino che continua ad avere l'oro in bocca e per la leggerezza che mi sento dentro.
Per la mia rosa che inizia da annusare il profumo della Primavera e per le infinite sfumature d'affetto che bussano quotidianamente alla mia porta.
Per il tempo della solitudine che mi fa sentire in compagnia e per i mille incontri che mi riconducono a me stesso e al bisogno di dare un senso a ogni cosa.
Per il canto degli uccelli e per questa incredibile terra in cui cammino sempre più consapevole del dono ricevuto.
Per la liturgia dei giorni e per la domenica che si avvicina sorridente.
Per le corse che ho fatto da bambino e per quelle che riesco ancora a fare oggi.
Per l'adolescente inquieto che mi saluta da un giorno del secolo scorso.
Per la giovinezza dei miei anni e per quella dello spirito che ancora mi sostiene.
Per l'età adulta e per il tempo che mi resta, se anche fosse solo un secondo, è comunque un dono che si aggiunge.
Ti amo vita e questa sera, esco a cena con te.
Ti amo vita e arriverò puntuale con i miei occhi gonfi di lacrime e di tutti i fiori che non ho raccolto, ma che continuo a contemplare.
Ti amo vita e te lo voglio dire, anche senza una scatola di cioccolatini desidero incontrarti e respirarti sino in fondo.
E tanto più mi sarai infedele, tanto più sarò contento per tutti quelli che come me continuano a essere innamorati di te.
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giovedì, 12 febbraio, 2015, 16:19
Ora è tempo di partire, di prendere la strada del mare e di provare ad attraversarlo con coraggio.
Il nodo è stato sciolto e la prigione che otturava l'orecchio e serrava la gola sono solo un ricordo: ora è tempo di comunicare e di riconoscere quel contatto che guarisce più di ogni medicina.
Se la paura toglie il fiato e l'ansia trattiene la forza vitale del respiro, lascia che risuoni, ancora una volta, la voce di chi ti ordina di aprirti, di lasciar entrare la vita, di non restare perennemente inchiodato all'ingresso.
"Ha fatto bene ogni cosa" e non ha fatto di meno con te; prova a crederci un po' di più, prova a toccare, a gustare, a contemplare con i tuoi occhi, ad ascoltare la voce del silenzio oltre il frastuono dei giorni, ad annusare tutta la vita che ti è stata donata.
mercoledì, 11 febbraio, 2015, 16:37
Una sola parola, una di quelle che vengono da lontano e non hanno alcun timore nell'esprimere con chiarezza la propria necessità.
Una sola parola, una di quelle che non si arrendono e non accettano facilmente un qualunque rifiuto, neanche se è Dio stesso a parlare.
Una sola parola, una di quelle che viaggiano con convinzione e non demordono mai sino a quando non raggiungono la propria destinazione.
Una parola pronunciata in terra e consapevole di poter essere esaudita da quel cielo che non è mai indifferente.
Una parola, per quella parola, per quella fede che si sente già esaudita e può tornare a casa pienamente realizzata.
Una parola simile a quelle di Dio, una preghiera che mette da parte ogni etichetta e raggiunge Gesù con la semplicità e la chiarezza di chi sa bene quel che desidera e vuole.
Una parola, una di quelle che dobbiamo ancora imparare a pronunciare.
1 commento
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martedì, 10 febbraio, 2015, 16:36
Siamo così abili nell'attribuire a circostanze esterne quello che andrebbe cercato al nostro interno.
La colpa è di quello che ho mangiato o bevuto, del vento o della pioggia, del collega o del capo ufficio, di lei che non capisce o di lui che non si applica...
E' una questione di cuore, di mente, di anima, di coscienza e il paesaggio che possiamo ammirare fuori è la diretta conseguenza del piccolo teatro che si agita dentro di noi.
Abbiamo bisogno di un nemico per rendere ragione dell'ostilità che è in noi, di un rivale per rispondere al bisogno di competere, di un oggetto prezioso per innescare il desiderio di possesso che può condurre al furto.
Possiamo cambiare le regole del gioco, modificare il rito che stiamo celebrando, attendere il momento opportuno, ma se non c'è chiarezza al nostro interno, quel che uscirà da noi, non potrà certo essere limpido.
lunedì, 9 febbraio, 2015, 17:50
Sono così pulite le mani di chi scrive una norma, ma dimentica sapientemente il motivo per cui la regola stessa è stata scritta?
Sono davvero linde le mani che indicano una postilla e perdono di vista il significato complessivo di una legge?
Sono realmente candide le mani che puntano l'indice per giudicare e non sanno aprirsi per condividere?
L'ipocrisia che tanto facilmente individuiamo negli altri, spesso, passa inosservata quando è dentro di noi.
L'incontro con Gesù rivela le nostre maschere e ci mette di fronte all'opportunità di essere realmente noi stessi o di continuare a difenderci e ad accusare con parole alle quali neanche noi crediamo.
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