martedì, 30 gennaio, 2024, 07:56
Hayao Miyazaki ritorna e celebra in un solo film tutto il suo percorso narrativo che unisce la magia dell'infanzia, l'incanto della natura e la spiritualità di ogni anima.
Il ragazzo e l'airone è un percorso a ostacoli per riscoprire l'affetto di chi ci ha lasciati e l'amore di chi è appena arrivato a far parte della nostra vita.
Il lungo viaggio di Mahito negli inferi, in compagnia di un airone che veste i panni di Caronte, è un percorso di perdita e ritrovamento di sé stessi, prima ancora di quello che si sta cercando.
L'elaborazione del lutto, ma anche quella di una vita che deve tornare a scegliere e a decidere superando il desiderio di un passato che non può tornare.
Apprendere l'arte di lasciar andare chi non potrà più esserci e aprire mente e cuore a un futuro che accetti il cambiamento, l'evoluzione dei propri sentimenti e la fatica di diventare adulti.
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domenica, 28 gennaio, 2024, 19:53
Una finestra aperta, alcune carte da gioco sul pavimento, la sensazione di una presenza, di un fantasma che segue il tuo viaggio e diventa memoria di una storia interrotta.
La fotografia che sembra dissolversi da un momento all'altro e i colori che appartengono al passato e si stemperano in pastelli annacquati e liquidi.
L'elaborazione di un lutto che cerca le parole per dire quello che non è stato detto e l'incorporeità che non può più produrre calore.
Viaggio in Giappone si muove lentamente tra alberghi, cimiteri e luoghi sacri e la necessità di ritrovare il contatto con la propria pelle, con una penna che ritrovi il coraggio di scrivere il presente.
Un film interessante, a tratti un po' faticoso e con inserti comici che ho trovato un po' fastidiosi e poco riusciti.
Il dolore di una perdita è sempre un viaggio, un ritornare in un tempo che non più esserci per ritrovare la forza e il coraggio di un futuro che lasci libertà di andare ai nostri fantasmi per continuare a scrivere la propria storia.
mercoledì, 24 gennaio, 2024, 07:39
Mi piacciono gli spaghetti quadrati della Rummo e resto del tutto disinteressato dalla visita apostolica del Matteo che non nomino agli stabilimenti del noto pastificio. Sarebbe più interessante discutere sulla provenienza del grano utilizzato per le farine, ma questo riguarda buona parte dei marchi di maggior consumo e forse è troppo reale per meritare un qualunque confronto.
Posso comprare un pandoro prodotto artigianalmente da un pasticcere locale, ma la firma sulla confezione m'interessa meno di un’intervista di Marzullo a Wanna Marchi. L'elemento beneficenza non può che farmi sorridere e una giornata qualunque ti offre la possibilità di essere attento a chi è sprovvisto dell'essenziale senza ricorrere ai consigli per gli acquisti.
L'ideologia, in assenza d'idee, ti porta a considerare il mondo dal punto di vista di politici, influencer, opinionisti e tutto il pixel minuto per minuto, ma il mondo delle notizie è più artificiale dell'omonima intelligenza.
Leggere, ascoltare, osservare con un minimo di partecipazione una qualunque forma che abbia ancora un contenuto non risolve il problema, ma aiuta a stare meglio.
martedì, 23 gennaio, 2024, 17:48
Un po' commedia agrodolce e un po' road movie, the miracle club scorre per 90 minuti senza riuscire a coinvolgerti completamente. Quel che capita è un po' quello che ti aspetti e la presenza di un ottimo cast di attrici rende godibile questa pellicola di Thaddeus O'Sullivan, ma non regala forti emozioni.
La riconciliazione di un piccolo gruppo di donne si mette in viaggio per Lourdes sul finire degli anni 60 e il vero miracolo è nel desiderio e nella volontà di ritrovare le parole necessarie per potersi, finalmente, capire.
Si cade un po' troppo nello stereotipo di un Irlanda già raccontata più volte, ma non sono pentito di aver passato una serata che comunque regala qualche pensiero sulla fragilità dei rapporti umani, sull'estrema facilità con cui possono interrompersi e su quanto sia difficile ricomporli.
martedì, 23 gennaio, 2024, 11:04
Tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024 ho ascoltato ripetutamente "Doveva andare così" di Francesca De Bonis ed é stato amore a prima vista. Una voce che sa graffiare o accarezzare e può permettersi di duettare con Sarah Jane Morris o con Matt Backer con una semplicità ed efficacia disarmante. Una ricchezza di timbri che ti fanno passare dall'italianità al respiro internazionale senza perdere immediatezza e verità. I generi si mescolano e si rincorrono piacevolmente passando dal rock più sanguigno alla ballata che ti lascia respirare, dal rhytm and blues al jazz. Il disco può vantare una bellissima versione di Monna Lisa d'Ivan Graziani in chiave "psichopop" conservando un grande rispetto per la versione originale.
Alcuni brani appartengono alla produzione delle Custodie Cautelari e la presenza di Ettore Diliberto è una firma che si fa sentire un po' ovunque. Tutto da Capo e Non volere volare più invecchiano benissimo e sono perfette per quest'album. Due versioni e La Stanza dei ricordi mi lascia ancora indeciso su quella che preferisco, anche se forse quella più acustica... ma tra cinque minuti potrei dire il contrario.
I testi sono all'altezza della situazione, mai banali o scontati; a tratti diventano intimi, nostalgici e in definitiva adulti e maturi.
Rock d'autore allo stato puro per un disco con chitarre straordinariamente equilibrate e tastiere che sono davvero al posto giusto nel momento più opportuno.
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