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Quello che sei 
giovedì, 29 gennaio, 2015, 06:01


La luce non ha bisogno di nascondersi e il giorno che ti porti dentro è più luminoso quando decidi di viverlo senza lasciarti condizionare dal timore di chi ha paura di riconoscerti per quello che sei.
L'umana rappresentazione chiede interpreti credibili e la battuta che Qualcuno ha posto nel tuo cuore, nella tua mente e sulle tue labbra non deve restare segreta, ha bisogno della fedele riproduzione di una voce.
Quello che sei è l'unica cosa che possiedi veramente, l'unica ragione che possa accordarsi coi tuoi sentimenti.
Quello che sei chiede silenzio per essere ascoltato nel profondo della tua esperienza e deve essere raccontato con sincerità e chiarezza.
Quello che sei è anche quello che avrai e nascondersi, è rifiutare il dono che hai ricevuto, è mettere il silenziatore alla propria capacità di amare, di vivere e di sognare.

Parabole... 
martedì, 27 gennaio, 2015, 15:58


Le parabole sono nate per essere raccontate, una, cento, mille volte...
La tua voce evoca immagini che qualcun altro prenderà in considerazione da un altro punto di vista e le parole che hai appena pronunciato, si arricchiranno presto di nuovi particolari.
C'è un tempo in cui ti sei identificato col terreno sassoso e un altro tempo in cui sei cresciuto troppo in fretta per accorgerti che senza radici non si può andare molto lontano.
C'è un tempo in cui hai pensato di poter mettere giovani piante e arbusti pungenti nello stesso terreno e un tempo in cui hai conosciuto la soddisfazione di un piccolo o grande raccolto.
Penso di essere stato un po' tutti i terreni descritti nella parabola e l'aver dato frutto oggi, non significa che da questo momento in poi, il raccolto sarà garantito.
Ogni singolo istante può rendere un terreno fertile, ma è vero anche il contrario.
Se smetto di ascoltare sono di nuovo al punto di partenza.
Se smetto di raccontare la parabola che mi è stata donata, corro il rischio d'illudermi di averla capita una volta per tutte. Non è così!

Familiare 
lunedì, 26 gennaio, 2015, 17:20


Siamo padri e madri, ma siamo anche figli e nipoti, a volte zii e a volte, anche nonni.
Per definire noi stessi, ricorriamo spesso a un grado di parentela che ci mette in relazione con un nostro familiare.
In altri casi, manifestiamo un certo fastidio quando ci associano a un parente che è tale per circostanze puramente biologiche.
Al contrario, capita di incontrare qualcuno sulla nostra strada che diventa, un po' alla volta, più familiare di buona parte della nostra parentela.
La familiarità si costruisce un po' alla volta, non è un fatto che è semplicemente successo, ma una libera scelta che si ripete ogni giorno.
Il bene mescola le carte e allarga i nostri orizzonti e l'estraneo di ieri può diventare un amico che amiamo come se fosse un nostro fratello.
Quando Gesù indica i suoi discepoli come padri, madri e fratelli, non vuole certo ridimensionare l'amore per la madre e per gli altri parenti che lo stanno cercando.
Ai piedi della croce, Maria diventerà madre dell'umanità intera e abbraccerà quel progetto che superando ogni barriera, osserverà ogni singolo uomo come un figlio di cui prendersi cura.
Per Gesù, l'essenza della familiarità è nell'accoglienza di quella Parola che trasforma ogni essere umano in un potenziale fratello o sorella.


Settantadue... 
domenica, 25 gennaio, 2015, 19:54


Qualcuno raccoglie l'invito, esce dall'anonimato della folla e scopre l'efficacia di una Parola che coinvolge una comunità tutta intera.
Accanto ai dodici, ecco i settantadue e la libertà di poter camminare insieme per raccontare ad altri la propria esperienza.
Ci vuole leggerezza per andare avanti senza smarrire il contenuto di quel Vangelo che inizia a diffondersi e chiede strumenti di pace per poter essere credibile.
Ci vuole rispetto per le opinioni altrui e la consapevolezza che quel che gratuitamente abbiamo ricevuto, va consegnato con la stessa gratuità.
Ci vuole il tempo necessario per costruire rapporti significativi che non si moltiplicano con la rapidità dei propri contatti su facebook...
Qualcuno raccoglie l'invito e può comunicare la vicinanza di Dio e del suo Regno.
Qualcuno come noi, ad esempio...



Folla e follia... 
sabato, 24 gennaio, 2015, 06:00


La folla è allo stadio e al centro commerciale.
La folla è al concerto e si muove quando diventa corteo.
La folla è in processione e talvolta anche in chiesa.
E quando ti avvicini alla folla, se non sei abbastanza sicuro del tuo percorso, improvvisamente, ti risvegli altrove.
La folla acclama, incita, recita uno slogan dietro l'altro e coinvolge profondamente.
La folla vende l'illusione di essere realmente uniti per il semplice fatto di avere uno stesso capo sulle spalle o un nemico comune da combattere.
La folla rende l'individuo altro da sé e può condurre alla follia.
Non è un caso se il figlio di Dio, di fronte a chi lo rincorre per confonderlo con una corona, decide di andare altrove per non lasciarsi imprigionare dal presunto successo.




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