martedì, 25 gennaio, 2011, 09:23
E' festa quando sono semplice e condivido un bicchiere di buon vino con un amico o, passeggio in aperta campagna e mi lascio accarezzare dal vento ubriacandomi del colore delle foglie.
E' festa quando suona un campanello che da troppo tempo tace, quando rido di me stesso ed evito di indossare un muso permaloso, quando mi congratulo con me medesimo senza ombra di narcisismo.
E' festa perché divento ogni giorno più simile a que che sono, per quel sogno che si realizza a puntate, per la vita che anche oggi si è degnata di darmi appuntamento e di presentarsi puntuale.
E' festa in un raggio di sole, nel freddo che affronto senza lamentarmi troppo, nelle vicende che s'intrecciano e regalano più di un motivo per sorridere.
E' festa e non voglio rovinarla pensando ai festini altrui: sono contento di esserci e, per un giorno, mi accontento di essere io la notizia lieta che stavo aspettando.
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lunedì, 24 gennaio, 2011, 09:18
Tutto è relativo: l'uso del pronome e quello del congiuntivo, pagare le tasse o parcheggiare in terza fila, andare a scuola o inventarsi una febbre qualunque e chiamarla "legittimo impedimento".
E' relativo il rigore morale, facoltativo l'uso di ragione e del tutto inutile l'uso di coscienza.
E' relativa l'Italia e se non ti piace; puoi ridurre il numero di regioni e chiamarla Padania o, come i bambini un tempo, se mai ti sentissi neutrale, urlare forte Svizzera e attendere il tuo Hamburger quotidiano.
E' relativa la notizia, se ti stanchi e fai fatica, puoi non leggere e limitarti ad ascoltare: un atto giudiziario ha lo stesso valore della parola di una velina rubata alla raccolta di pomodori in Emilia, alla questua di fronte a un supermercato o, al marciapiede di un viale alberato.
E' relativa la dignità della persona perché il fato assegna qualcuno a Palazzo Grazioli e qualcun altro lo siede su un gommone.
E' relativo e, il popolo Italiano, ama così tanto le follie del proprio imperatore: non riuscendo a vivere in quel modo, resta comunque seduto in poltrona a battere le mani, a invidiare, a sostenere e a incoraggiare, la vanità e il narcisismo di un piccolo uomo alle prese coi capricci di uno smisurato superego, del tutto incapace di frequentare la terza età.
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sabato, 22 gennaio, 2011, 10:38
Tutti prudenti appassionatamente, rintanati nelle tane a mangiar carote finché una pensione o un lavoro a tempo indeterminato lo consente.
Tutti pronti a battere le mani alla mediocrità di un feudatario qualunque che, qualunque cosa tocchi, trasforma in televisione e mescolando sondaggi e lungometraggi dà vita a una soap opera infinita.
Tutti in questo immenso "Truman Show" a leggere quotidiana immondizia senza neanche chiederci dove finisce o comincia la notizia.
Tutti, anche quelli che apparentemente contestano, ma non rinunciano a un gettone di presenza su Canale 5, a un editore che appartiene al sovrano o alla produzione di un film distribuito dall'onnipresente.
Sarebbe sufficiente spegnere la televisione per una settimana per restituire alle idee il permesso di soggiorno, ma vuoi perderti la partita del Milan o l'ultima puntata del Grande Fratello?
Non ci sono vittime in questo gioco a premi che sta distruggendo la memoria e l'intelletto di un intero paese, che svilisce l'affetto misurandolo sulla stessa bilancia in cui è pesato il consumo.
La strategia del coniglio è semplice, addirittura elementare: aspettare, aspettare e, ancora, aspettare!
Tutto passa, bisogna solo aspettare che i tempi siano maturi; peccato che i frutti siano già marci.
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venerdì, 21 gennaio, 2011, 09:48
Dona luce al mio silenzio
una sordina alle troppe parole
a quelle che pronuncio scioccamente
a quelle che ascolto senza una ragione.
Metti un freno alle nostre chiacchiere
alle dotte dissertazioni sul nulla
ai palati gonfi d'aria senza respiro
alle menzogne pronunciate solennemente.
Oscura i canali del pettegolezzo
i discorsi facili sull'altrui pelle
la meschinità delle autoincensazioni
i bugiardini delle ricette per l'anima.
Dona luce al nostro silenzio
aiutaci a tacere più spesso
a riscoprire la gioia di comunicare
a dire quel che siamo in grado di fare.
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giovedì, 20 gennaio, 2011, 09:37
Una volta era assai dura per quanti si dichiaravano Cesare o Napoleone, oggi i tempi sono cambiati e i deliri di onnipotenza trovano in risposta una corona, dove una camicia di forza sembrerebbe più opportuna.
L'uomo di Arcore ha trasformato la vita degli Italiani in soap opera, lo ha fatto con la complicità di un'opposizione sempre più "spalla" del "comico" e sempre meno, alternativa credibile.
Non so bene se viviamo a Cartoonia o in un pornofilm, ma in attesa che il buon vecchio monoscopio dichiari la fine delle trasmissioni, inizio la lettura di un nuovo libro e attendo che qualcuno si ricordi di tirare lo sciacquone.
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