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Una voce che ritorna 
martedì, 29 novembre, 2011, 09:55


C'è sempre una voce che ritorna, lontana e vicina nel tempo ch'è andato e ritorna, tra i solchi di un vecchio 33 giri o in un nuovissimo mp3.
C'è una voce che ha accarezzato dolcemente i miei quindici anni e continua ad accompagnare quel che ancora manca al mio mezzo secolo.
C'è una voce e ci sono canzoni che sono parte di me, perché non potrei raccontare la mia storia onestamente dimenticando quel vecchio circo prestato alla musica e quelle ore di attesa infinita in compagnia di Walter, Cinzia, Antonella, Anna e tutti gli altri, in corsa per un posto in prima fila.
C'è una voce e ci sono anch'io in quel coro di ragazzi che ripetevano sino alla noia di un nome e impazzivano di gioia quando si spegnevano le luci e aveva inizio l'avventura.
C'è una voce che da "No mamma no" a "Puro Spirito" è ancora qui e tutto quel che vorrei fare oggi, è dire un grazie consapevole e adulto per quanto ha saputo donarmi in quei giorni che, grazie a Dio, spesso e volentieri, ritornano.
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Il professore 
giovedì, 24 novembre, 2011, 10:12


E' nel nome dell'equità che qualcuno continuerà a pagare qualcosa in più in termini di tasse, mentre altri sceglieranno di allungare la cifra di zeri da evadere.
E' nel nome della giustizia che dopo tanto ciarlare, abbasseremo di qualche euro a milione di abitanti i costi della nostra politica.
E' nel nome della libertà che dipenderemo da una lobby chiamata Europa che esiste solo nel mondo fittizio delle realtà economiche: non mi è mai capitato di sentire nessuno che affermi di essere Europeo.
L'Europa ha detto stop a Berlusconi e ha scelto che la soluzione dei nostri problemi deve chiamarsi Mario Monti.
Il nuovo che avanza non vuole più intermediari politici e in un paese come il nostro non è poi così difficile sostituirli con sacrestani presi a prestito dalle banche.
La crescita, la crescita, la crescita: una dottrina fallimentare, ma se riesci a ripeterla come se fosse un mantra, tutti ci credono, anche se non funziona.
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The shift 
lunedì, 21 novembre, 2011, 11:12


Tutto cambia, in continuazione muta un paesaggio, una persona si trasforma quotidianamente e mentre un desiderio ci abbandona, un altro prende il suo posto.
Tutto cambia impercettibilmente: il sole di questa mattina è ora prigioniero delle nuvole e quel vecchio agitato, adesso, è straordinariamente calmo.
Tutto cambia e a nulla serve l'ostinazione di chi considera come definitivo quel che sfugge di momento in momento, di giorno in giorno, di stagione in stagione.
E' scritto nel nostro corpo quel divenire che ci rende sempre uguali e sempre diversi, appartiene al codice del nostro spirito quel caleidoscopio di infinite possibilità che per un solo attimo afferma noi stessi come non siamo ancora stati e come non potremo più essere.
Tutto cambia e possiamo indirizzare la nostra evoluzione o subire sterilmente il moto dei venti e illuderci che il nostro ricordo di ieri sia davvero l'oggi che stiamo vivendo.
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Gli aquiloni di Dio 
giovedì, 17 novembre, 2011, 09:50


Gli aquiloni di Dio li puoi vedere puntando un cielo qualunque, ma molto di più se guardi verso terra, all'altezza di un prato, di uno sguardo bambino che, talvolta ricorda e talvolta ha già dimenticato...
Un istante di profonda sofferenza o un attimo di gioia immensa e può capitarti di ricordare quel tempo non così lontano in cui puntavi un soffitto apparentemente vuoto e sorridevi divertito da quei colori che abitano ancora in uno spazio piccolo piccolo della tua memoria.
Gli aquiloni di Dio tornano tra le lenzuola candide di un sogno che si accende e, almeno per qualche istante, suggeriscono la loro discreta presenza, quell'affetto che sussurra compagnia, protezione e calore.
Quell'attimo di coraggio inaspettato, quella decisione che non sembrava essere nelle tue corde, quel gesto di perdono dopo aver conosciuto risentimento e rancore, quella generosità che abbandona la partita doppia e smette di fare calcoli complicati: il volo degli aquiloni di Dio prosegue senza sosta, tanto per i passeggeri attenti, quanto per quelli distratti.
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En passant 
mercoledì, 16 novembre, 2011, 10:28


Dimmi tu se ne vale la pena, se davvero è proprio il caso di confinare i nostri giorni nel bel mezzo di un'arena.
Non è mai sufficiente il tempo, eppure, una buona parte dei respiri se ne vanno senza una ragione ben precisa, senza alcuna consapevolezza, nell'estrema superficialità di un futuro da rincorrere che si sovrappone a un presente in cui esistere.
Una lite condominiale per un box auto situato in posizione migliore, una scazzottata per ventidue milionari in calzoni corti, la perdita di un fratello per qualche centimetro in più di una casa paterna e, quando viene sera, a casa e a letto veloci in compagnia di un orgoglio senza misura.
Lavorare ore e ore per la propria realizzazione e spendere tre quarti di stipendio per assoldare una tata, acquistare tre confezioni di pelati scadenti per comprare una borsa firmata, andare un'ora in palestra prendendo prima l'ascensore per scendere due piani e poi l'automobile per coprire una distanza di duecento metri...
Siamo di passaggio e ci comportiamo come se ogni singola situazione potesse essere quella definitiva, quella che ferma il mondo nel bel mezzo della nostra vita.
Tutto scorre e in un battito di ciglia se ne sono andati i capelli e una protesi ha sostituito una vecchia dentatura: dovrebbe subentrare in cambio un po' di saggezza, ma non sono pochi gli anziani che chiudono i propri occhi senza la verità di un'esperienza da offrire.
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