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Caval Donato 
mercoledì, 25 maggio, 2011, 10:16


Sulle pagine web del Corriere è possibile ascoltare una chicca, una perla rara, una prova testimoniale dei danni che il senatur avrebbe potuto infliggere al vinile leggero, se non avesse ripiegato sulla carriera politica.
Nel 1964, Umberto Bossi, incide con lo pseudonimo "Donato", un 45 giri per la casa discografica Caruso.
"La notte è lunga sai e non finisce mai" canta in Sconforto e, subito dopo, "Piangerò sulla vita passata", mentre chi ascolta desidera piangere su quella presente e futura. Il lato B ci regala "Ebbro" che i posteri potranno incorniciare come manifesto "celodurista".
In attesa di scovare un 45 giri di Fassino o un long playing di Giovanardi metto sul piatto il remix di Matteo Renzi che ulula "Rottamiamoli" e, forse, dovrebbe incominciare da se stesso.
Buon ascolto!
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Probabilmente abili... 
martedì, 24 maggio, 2011, 09:38


Probabilmente abili quando raccolgono un traversone di prima intenzione e colpiscono al volo un pallone che si insacca in rete.
Probabilmente abili nel battezzare l'angolo giusto e nel distendersi sino a deviare in corner un penalty.
Probabilmente abili nel passaggio da una casacca all'altra che garantisce più anni di contratto e permette all'ingaggio di crescere dove gli zeri sono troppi per potere essere contati.
Probabilmente abili nel suggerire la giusta compagnia telefonica o l'acqua che rende più sani, così, per arrotondare un po' la paghetta settimanale.
Probabilmente abili nel firmare autografi e nel concedere interviste che, in molti casi, mettono in evidenza i limiti di un pensiero piccolo e poco supportato dalla conoscenza della propria lingua.
Probabilmente abili nel concedersi quello che ai più non è permesso, nell'utilizzare la propria immagine per bypassare le piccole e inutili leggi che valgono per i tifosi, ma contano poco per i "campioni".
Probabilmente abili a camuffarsi in diversamente abili e nel pensare che quando uno è cicciobombo cannoniere, allora, come sempre nell'Italietta dei Vip, si corre veloci e "tela liberi tutti".
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Il vento che non cambia 
venerdì, 20 maggio, 2011, 10:17


Sarà sufficiente lo spostamento di voti da una coalizione politica all'altra per affermare che il vento è cambiato?
Se Milano andrà a Pisapia entreremo in un nuova era che porterà pace, giustizia e amore in tutto lo stivale?
La vita politica di questo paese mi rammenta più la canicola che il vento e, almeno al momento, appartengo alla categoria degli scettici.
La sinistra non ha ancora messo alcun ordine al proprio interno e se da un lato non ha un "imperatore" che la guidi e conduca, dall'altro è sfilacciata dalle beccate di troppi galli del tutto incapaci di dialogare e di scegliere un qualunque valore che non sia il "nemico comune" di Palazzo Chigi.
Quando e se, l'uomo di Arcore andrà in pensione, chi potrà mai essere il leader in cui l'Italiano medio potrà identificarsi?
Di che cosa mai parleranno i Di Pietro e i Bersani?
Perché la giustizia sociale di cui tanto si parla, non è che abbia mai prodotto più che saliva anche nelle ugole di sinistra e non c'è alcun argomento credibile che mi faccia pensare che, per fare un esempio, un Bersani avrebbe riportato a casa i nostri soldati di pace inviati qua e là per il mondo.
Non ho mai sentito parlare Franceschini o Veltroni di riduzione secca del numero di parlamentari e, neanche, di adeguamento del costo dei loro servizi alla crisi del nostro paese.
Sono così impegnati sulle quindici giornate di Milano e dimenticano che Moratti o Pisapia, tra neanche un mese, un bene come l'acqua potrebbe diventare oggetto di speculazione da parte dei privati.
Credo sempre meno alle rivoluzioni di chi vive così lontano dal mondo delle persone comuni: se il vento davvero può cambiare, accarezzerà più probabilmente, il volto di un ex operaio o di un ex bancario che sceglieranno di mettersi insieme, di acquistare un pezzo di terra e di scoprire che un pomodoro è più utile di uno schermo ultrasottile.
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Se non sarà sereno 
giovedì, 19 maggio, 2011, 10:27


Se non sarà sereno mi rasserenerò, perché sono senza numero le voci che intonano tristezza, desolazione, rimpianto, nostalgia, affanno e paura.
Se non sarà sereno proverò a riavvolgere il nastro dei miei giorni e, cercherò quel momento di graditudine, che illumina il limite di una prospettiva in cui la fiducia è una casa che resta in piedi dopo la tormenta.
Se non sarà sereno mi chiederò ancora una volta dove sto andando e ricorderò a me stesso che quel luogo non è così lontano dal posto in cui mi trovo proprio adesso.
Se non sarà sereno non interrogherò un'oroscopo dove sarebbe più opportuno consultare le mie mani.
Se non sarà sereno prenderò in prestito una vecchia preghiera e muoverò il cuore in direzione di quelle parole che acquietano i moti dell'ansia e suggeriscono l'abbandono dove c'è troppa frenesia.
Se non sarà sereno osserverò i gigli del campo senza invidia e gelosia, raccoglierò nell'iride il mistero della beatitudine di chi occupa con semplicità il proprio spazio.
Se non sarà sereno, smetterò di chiedere al tempo quell'istante che posso essere solo io.
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Senza se e senza ma 
mercoledì, 18 maggio, 2011, 10:12


C'è troppa indecisione nel chiamare le cose con il loro nome e, la cautela è davvero eccessiva quando sarebbe più opportuno prendere una chiara e netta posizione.
Siamo sempre titubanti,lo siamo anche quando il Vangelo non lascerebbe l minimo margine di dubbio e, facciamo un pessimo uso dei se e dei ma che si mettono avanti per giustificare qualunque azione.
L'omertà si pratica nelle piazze e, talvolta, diventa di casa anche negli oratori e nelle sacrestie e quel che resta, è il vuoto di una tristezza che tra una delega e un'omissione smarrisce il senso autentico della responsabilità.
Tuteliamo le istituzioni a scapito delle singole persone, difendiamo i simboli e mettiamo da parte il loro significato e cerchiamo disperatamente di salvare quelle forme ormai prive di un qualsiasi contenuto.
Vorremmo salvarci con la forza dei numeri che si ottengono mescolando tradizione, curiosità, burocrazia e convenienza, peccato che i numeri primi siano sempre più soli e alla deriva.
"Quando il figlio dell'uomo verrà, troverà ancora la fede sulla terra?"
Bella domanda! Forse è davvero tempo di provare a rispondere.
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