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Nient'altro che notte 
lunedì, 24 ottobre, 2011, 10:24


Nient'altro che notte
e quel che buio appare
è solo sfumatura di luce
premessa del giorno a venire.
Quel che sembra oscuro
e al silenzio conduce
non è davvero la tenebra
è parola nuova da capire.
Tutte le lacrime di ieri
tutto il sorriso di domani
è forse tempo di quiete
quanto oggi accade?
La misura del presente
l'equilibrio dei mondi
la farsa e la tragedia
in uno stesso scorrere.
Accendo la luna d'ottobre
la tengo cara sul comodino
chiudo leggere le palpebre
attendo il bagaglio dei sogni.
Ogni istante è l'ultimo
tra ferita e cicatrice
tra nascita e morte
tutto cerca un altrove.
A tutti è data occasione
di ascoltare un Dio che parla
ai santi è data la croce
di avvertirne il silenzio.
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La differenza 
venerdì, 21 ottobre, 2011, 08:18


Noi che non siamo normali perché non riusciamo a sorridere della morte di nessuno, neanche di quella di uno dei tanti dittatori di questo mondo. Qualcuno perde il potere, qualcuno lo acquista e il risultato, difficilmente cambia: i buoni si autodefiniscono tali e, hanno già pronta la figurina che identifica il prossimo cattivo che minaccia il mondo.
Sembra la trama di un pessimo fumetto di supereroi o di un film western che continua a raccontare la cattiveria e l'inciviltà degli "indiani".
Noi che non siamo normali e siamo sprovvisti di partiti e tessere d'appartenenza che rafforzano la fragilità di un'identità che nutre se stessa ascoltando rigorosamente una sola campana.
Noi che non possiamo essere normali, se la normalità è la quotidiana soppressione delle differenze.
Se proprio dobbiamo essere uguali, allora, cercheremo di coltivare un sogno in cui ognuno è identico all'immagine più bella che ha sperato e creduto di se stesso.
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L'inutile antenna 
mercoledì, 19 ottobre, 2011, 09:25


La mia inutile antenna è ormai oggetto d'antiquariato.
Talvolta si connette alla memoria del tempo che fu e ricorda l'ora della tv dei ragazzi, un frammento d'un vecchio sceneggiato o il mezzobusto di un telegiornale che, almemo in parte, potevano giusticare il pagamento del canone televisivo.
La mia inutile antenna non ha resistito al passaggio al digitale terrestre e mi ha comunicato in ogni modo il suo disappunto per la solenne fregatura di una tecnologia inutile e superata.
La mia inutile antenna vuole andare a dormire senza incorrere nell'incubo di un Minzolini rapace, di un Facchinetti che scelga la colonna sonora del sogno o di un Fulvio Collovati che parli anziché utilizzare i piedi.
La mia inutile antenna, s'è spenta da mesi e non ha più nostalgia di quanto Rai3 faceva passare nelle ore notturne.
Nessun rimpianto.
Osservo la mia inutile antenna e insieme a lei, cerco la profondità di un segnale chiamato silenzio.
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This must be the place 
lunedì, 17 ottobre, 2011, 16:58


Se dovessi suggerire un film a una persona che di rado frequenta le sale cinematografiche, non avrei dubbi in proposito e per questo 2011 sceglierei l'ultimo capolavoro di Paolo Sorrentino.
"This must be the place" ha tutte le carte in regola per aggiudicarsi l'Oscar come miglior film straniero, è qualcosa di nuovo che attinge dalle grandi firme della regia anglosassone e, nello stesso tempo, resta un film Italiano.
E' un road-movie, ma il vero mezzo di trasporto è quell'uomo che cammina un po' curvo e goffo trascinando un trolley, con il viso prigioniero di un'adolescenza mai risolta.
Sean Penn è un gigante, una maschera bambina che tiene in ostaggio l'ipotesi di un adulto e nasconde se stesso, ora soffiando su un ciuffo di capelli, ora rifiutando di essere padre e di essere figlio.
La sceneggiatura è ricca di silenzi che hanno lo stesso valore delle parole che viaggiano ironiche e amare, ciniche e commoventi.
La colonna sonora di David Byrne (Talkin Heads) è coinvolgente e ricca di suggestioni che arrivano dritte dritte al cuore.
E dopo tanto viaggiare, finalmente un approdo: c'è la speranza di perdonare se stessi e di abbandonare i mostri della propria adolescenza e ogni paura di crescere.
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Fiducia 
venerdì, 14 ottobre, 2011, 10:24


Io ti credo e non è un atto di volontà o la conseguenza di quello che ritengo ragionevole.
Io ti credo e con largo anticipo metto una firma sulla verità dei tuoi sogni: mi sento parte di quello che altri definiscono un miraggio e posso tranquillamente svanire ai loro occhi e riapparire dove qualcuno mi può ben vedere.
Io ti credo perché so bene che quanto sembra strano e improbabile, accade puntuale ogni giorno.
Io ti credo e non ho bisogno di prove scientifiche o di dotte dissertazioni per rendere complicato quel ch'è semplice.
Io ti credo e tu credi in me: è un miracolo che si rinnova ogni mattino e, quale disgrazia è non esserne coscienti e incapaci di dire grazie.
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