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Ecco quel che vedo 
martedì, 22 gennaio, 2013, 10:19


Tu non esisti più.
Il ricordo che ho di te è davvero reale?
C'è stato un tempo in cui sei davvero stato fedele all'immagine sbiadita del ricordo che ho di te o, dentro di me, è andata in scena una delle tante fiction di questo mondo?
Tu non esisti più. Anche ammesso che tu sia davvero esistito in un luogo differente dal mio pensiero e dalle mie emozioni, adesso non ci sei più e dovrei farmene una ragione.
Ha ancora senso il riflusso del rancore che di tanto in tanto prova a rientrare in circolo?
Tu non esisti più ed è questo quel che vedo: il passato che prende in ostaggio il presente e la vita che si ostina a non andare avanti.
Siamo liberi di cambiare o siamo prigionieri delle nostre resistenze. La mente gioca brutti scherzi, ripropone vecchie scene, frammenti mai del tutto capiti e integrati in quello che siamo diventati.
Accettare di non riuscire a mettere ogni cosa al suo posto, andare avanti anche se dobbiamo ricorrere ai puntini di sospensione per cambiare il nostro periodo...
Forse domani la logica riuscirà a tracciare due punti, forse, più probabilmente, quella linea resterà inespressa.
Non ha importanza. Quello che davvero conta è andare avanti e lasciare che i nostri fantasmi siano quello che sono: lenzuoli che danzano per nascondere il nulla ch'è stato.
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Quijote 
lunedì, 21 gennaio, 2013, 09:42


Tu che hai messo un lucchetto ai tuoi sogni
e più non senti il desiderio di un altro viaggio
tu che conti le pillole giuste e più non soffri
mentre racconti di mulini, di farine e di pane.
Tu più non vedi battaglie nè guerrieri nemici
hai messo a riposo le memorie del tuo sguardo
tu finalmente vedi come vedono tutti gli altri
sogni solo quello che ti è richiesto di sognare.
Tu benvenuto nel mondo delle persone accomodate
lontano da sensazioni sgradevoli e fastidiose
tu che ormai scrivi racconti di "mulini bianchi"
e finalmente compri quello che comprano gli altri.

Dieci dischi da salvare... 
domenica, 20 gennaio, 2013, 08:25


Il "long playing" è ormai datato, ma anche le canzoni che vorrei salvare e portare con me appartengono a un tempo in cui la musica girava sul piatto e non sul lettore cd.
Dieci dischi da salvare e non è facile scegliere tra i tanti padelloni che riaffiorano da un passato in cui la musica si pagava in lire e le registrazioni pirata erano di qualità infima. Vai a spiegarlo a chi è nato "scaricando" qualsiasi cosa dalla rete senza spendere un solo euro.
Per chi ha amato e ancora ama i padelloni del secolo scorso il discorso è differente. Nostalgia, gioia, tenerezza, trepidazione: c'è tutto un mondo in quei titoli che non dimentichi e quel mondo è ancora tuo.
Il primo titolo è "Incontro con Renato Zero", forse il mio primo 33 giri; una raccolta dei primi due dischi con inediti da studio del primo disco live.
Subito dopo scelgo di salvare "La torre di Babele" di Edoardo Bennato e "Pigro" di Ivan Graziani.
"Non al denaro né all'amore né al cielo" e "Storia di un impiegato" di Fabrizio De André sono dischi che ho consumato a più riprese nel tempo e che occupano spazio fisso nel mio lettore di mp3.
Peter Gabriel con "So" non posso proprio dimenticarlo e lo stesso discorso vale per "Wish you where here" dei Pink Floyd.
"Paris", mitico live dei Supertramp e una raccolta dance che metta insieme 70 e primi 80 per energizzare le giornate in cui mi sento scarico.
Torno in Italia per il decimo e ultimo disco e chiudo con Ivano Fossati e i suoi "700 giorni".
E voi? Che padelloni o cd vorreste salvare?
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Ghiaccio 
sabato, 19 gennaio, 2013, 10:21


Finiranno i tempi di facebook e ritroveremo la gioia di condividere le nostre storie con quattro amici e di lasciar perdere l'esercito di conoscenze virtuali.
Faremo a meno degli smart tv che si accendono al nostro saluto e anziché affondare il sedere in un salotto di solitudine riabbracceremo mogli, mariti e figli.
Sceglieremo di non scaricare un film dal pc e per una sera andremo al cinema e, magari, discuteremo anche di quello che abbiamo visto.
Manderemo gli smartphone a farsi fottere perché saremo rapiti dalla lettura di un romanzo che desideriamo finire prima che sia sera.
E di tutti questi anni di ghiaccio, di questa tecnologia che chiude la gente in una casa prigione di vetro, proveremo a scegliere tra quello che realmente ha migliorato le nostre vite e lasceremo andare tutto il resto.
Nel frattempo, svegliarsi prima che il risveglio diventi un'altra moda, non è poi brutta idea!
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L'ora di chiusura... 
venerdì, 18 gennaio, 2013, 11:26


Non metterò mai più piede in una libreria Mondadori. Ho tagliato in due la tessera e d'ora in poi, aspetterò di poter prendere un treno per Torino dove il personale della Fnac o della Feltrinelli hanno ben altro modo di fare con la clientela.
E' vero, sono entrato tardi, ma avevo le idee chiare e in tre minuti ho scelto e pagato il libro che desideravo regalare. La cassiera mi ha chiesto se desideravo un pacchetto e disgraziatamente, ho risposto di sì. La cassiera, a quel punto, con una buona dose di acidità, mi ha ricordato che doveva andare a cena.
Non ho chiesto nulla io, avrebbe potuto darmi il libro e non avrei avuto niente da obiettare. Le ho risposto che non era indispensabile il pacchetto, lei, con tono poco credibile mi ha risposto che stava scherzando.
Ha preso una busta colorata grande il doppio del libro, ha inserito il romanzo, ripiegato il bordo e chiuso con il nastro adesivo...
Ci ha messo più tempo il bancomat a rilasciare lo scontrino.
Neanche avesse fatto un pacchetto come quelli che un tempo, una vecchia libraia, con mani abili e il sorriso sulle labbra...

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