venerdì, 20 maggio, 2011, 10:17
Sarà sufficiente lo spostamento di voti da una coalizione politica all'altra per affermare che il vento è cambiato?
Se Milano andrà a Pisapia entreremo in un nuova era che porterà pace, giustizia e amore in tutto lo stivale?
La vita politica di questo paese mi rammenta più la canicola che il vento e, almeno al momento, appartengo alla categoria degli scettici.
La sinistra non ha ancora messo alcun ordine al proprio interno e se da un lato non ha un "imperatore" che la guidi e conduca, dall'altro è sfilacciata dalle beccate di troppi galli del tutto incapaci di dialogare e di scegliere un qualunque valore che non sia il "nemico comune" di Palazzo Chigi.
Quando e se, l'uomo di Arcore andrà in pensione, chi potrà mai essere il leader in cui l'Italiano medio potrà identificarsi?
Di che cosa mai parleranno i Di Pietro e i Bersani?
Perché la giustizia sociale di cui tanto si parla, non è che abbia mai prodotto più che saliva anche nelle ugole di sinistra e non c'è alcun argomento credibile che mi faccia pensare che, per fare un esempio, un Bersani avrebbe riportato a casa i nostri soldati di pace inviati qua e là per il mondo.
Non ho mai sentito parlare Franceschini o Veltroni di riduzione secca del numero di parlamentari e, neanche, di adeguamento del costo dei loro servizi alla crisi del nostro paese.
Sono così impegnati sulle quindici giornate di Milano e dimenticano che Moratti o Pisapia, tra neanche un mese, un bene come l'acqua potrebbe diventare oggetto di speculazione da parte dei privati.
Credo sempre meno alle rivoluzioni di chi vive così lontano dal mondo delle persone comuni: se il vento davvero può cambiare, accarezzerà più probabilmente, il volto di un ex operaio o di un ex bancario che sceglieranno di mettersi insieme, di acquistare un pezzo di terra e di scoprire che un pomodoro è più utile di uno schermo ultrasottile.
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giovedì, 19 maggio, 2011, 10:27
Se non sarà sereno mi rasserenerò, perché sono senza numero le voci che intonano tristezza, desolazione, rimpianto, nostalgia, affanno e paura.
Se non sarà sereno proverò a riavvolgere il nastro dei miei giorni e, cercherò quel momento di graditudine, che illumina il limite di una prospettiva in cui la fiducia è una casa che resta in piedi dopo la tormenta.
Se non sarà sereno mi chiederò ancora una volta dove sto andando e ricorderò a me stesso che quel luogo non è così lontano dal posto in cui mi trovo proprio adesso.
Se non sarà sereno non interrogherò un'oroscopo dove sarebbe più opportuno consultare le mie mani.
Se non sarà sereno prenderò in prestito una vecchia preghiera e muoverò il cuore in direzione di quelle parole che acquietano i moti dell'ansia e suggeriscono l'abbandono dove c'è troppa frenesia.
Se non sarà sereno osserverò i gigli del campo senza invidia e gelosia, raccoglierò nell'iride il mistero della beatitudine di chi occupa con semplicità il proprio spazio.
Se non sarà sereno, smetterò di chiedere al tempo quell'istante che posso essere solo io.
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mercoledì, 18 maggio, 2011, 10:12
C'è troppa indecisione nel chiamare le cose con il loro nome e, la cautela è davvero eccessiva quando sarebbe più opportuno prendere una chiara e netta posizione.
Siamo sempre titubanti,lo siamo anche quando il Vangelo non lascerebbe l minimo margine di dubbio e, facciamo un pessimo uso dei se e dei ma che si mettono avanti per giustificare qualunque azione.
L'omertà si pratica nelle piazze e, talvolta, diventa di casa anche negli oratori e nelle sacrestie e quel che resta, è il vuoto di una tristezza che tra una delega e un'omissione smarrisce il senso autentico della responsabilità.
Tuteliamo le istituzioni a scapito delle singole persone, difendiamo i simboli e mettiamo da parte il loro significato e cerchiamo disperatamente di salvare quelle forme ormai prive di un qualsiasi contenuto.
Vorremmo salvarci con la forza dei numeri che si ottengono mescolando tradizione, curiosità, burocrazia e convenienza, peccato che i numeri primi siano sempre più soli e alla deriva.
"Quando il figlio dell'uomo verrà, troverà ancora la fede sulla terra?"
Bella domanda! Forse è davvero tempo di provare a rispondere.
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martedì, 17 maggio, 2011, 09:15
C'è più d'un cielo in una sola sera
matite colorate azzurro, rosa e cenere
nuvole di vespro e volo di rondoni
pensieri stanchi e silenzi appisolati
in quel margine che prepara la notte
e mescola luci flebili e ombre forti
vecchie nostalgie e desideri instabili.
C'è più d'un vento in una sola sera
nel soffio che accarezza, sfiora, ferisce
fiori che tremano e rami a danzare
ricordi malati e vuoti da colmare
in quello spazio tra le palpebre
che si chiudono e si aprono ancora
resistendo al buio che incombe.
La piccola morte sta bussando
la piccola morte vuole entrare
"tranquilli che d'un sogno si tratta"
forse sarò un mattino in più domani
dopo la notte un giorno nuovo sarò
forse sarò un messaggero soltanto
un alba nel dolore di chi resta.
lunedì, 16 maggio, 2011, 12:07
That's incredible!
Chi avrebbe mai attribuito a due righe accompagnate dalla gigantografia dei colori nerazzurri, il potere di risvegliare dal letargo anche i lupi?
Non mi sono ancora ripreso dall'influenza (piccoli straschichi fastidiosi) e dai preparativi per la comunione. Il calendario prevede due matrimoni a breve giro di posta, le cresime e, spero, prima dell'estate ragazzi di trovare un po' di giorni per tirare il fiato.
Buona settimana a tutti: anche ai pugliesi addolorati per le disavventure parmigiane delle zebre spelacchiate e ormai prossime a salutare l'Europa pedatoria.
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