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Più o meno 
martedì, 10 marzo, 2015, 20:32


Più o meno in regola, con le carte lette abilmente nella direzione della convenienza e la coscienza messa a tacere quando affiora il dubbio che non sia proprio così.
Più o meno in ordine, con un'interpretazione formale della regola e la trasgressione consentita da un abile gioco di prestigio che rende giusto anche quello che giusto non è.
Più o meno alla ricerca di uno sconto, di una logica che gioca al ribasso ed evita accuratamente di rimettersi in questione.
Più o meno lontani dal cuore che suggerisce di andare oltre per dare compimento alla bontà delle nostre azioni.
Più o meno, se ci penso bene, manca sempre qualcosa perché il mio senso di giustizia non sia solo apparente.
Più o meno quel Vangelo che non impoverisce la legge, ma la illumina di un senso più profondo capace di dare compimento e calore alla freddezza di una norma ridotta a lettera morta.

La misura che non c'è 
lunedì, 9 marzo, 2015, 16:38


Se conservo gli appunti che evidenziano le offese subite e ho deciso che oltre non si può proprio andare, la vita continuerà a starmi stretta e il desiderio di pareggiare i conti non sarà mai sazio sino a quando non scaglierò la pietra che comunque tengo in mano.
L'incognita del perdono, quando è reale, ha lasciato andare il passato e ogni rancore per fare spazio alla novità del presente.
L'incognita della riconciliazione, quando è autentica, smette di guardarsi le spalle e osserva quel che ha davanti.
Il perdono è una misura incalcolabile, una cifra che sfugge perché si fonda sulla consapevolezza di un Dio che non considera il numero dei nostri errori, ma continua a voltare pagina restando in paziente attesa che i nostri scarabocchi diventino disegni armoniosi.
E quando sai che la risposta sarà ancora e sempre un gesto di perdono, settanta volte sette, ti sembrerà comunque poca cosa.

Lontani da casa 
domenica, 8 marzo, 2015, 17:16


Quando si è lontani da casa si è più disponibili.
Le persone non sono ancora prigioniere delle nostre categorie mentali, i luoghi vanno studiati con attenzione e le parole si pronunciano con maggiore cautela.
Quando si è lontani da casa tutto è degno di nota e il desiderio di scoprire muove la volontà nella direzione del possibile incontro.
Quando si è lontani da casa, l'esigenza di capire suggerisce un ascolto più profondo e uno sguardo più libero.
Una voce meno conosciuta pronuncia le stesse parole di un familiare, ma provoca un effetto differente e le cose che dice appaiono del tutto nuove.
Quando si è lontani da casa, ma anche quando una maggiore umiltà allontana il cuore dall'abitudine e dalla ripetitività.
Non è necessario essere neofiti per ascoltare il messaggio di Gesù con lo stupore e la meraviglia di chi si è appena avvicinato al Vangelo.
Non è necessario appartenere a una religione differente per mettere da parte quella fastidiosa saccenteria da primi della classe con la mano sempre alzata.
Perché anche oggi, far parte della comunità ecclesiale, aver ricevuto i Sacramenti e continuare a frequentare l'Eucaristia non deve distoglierci dalla volontà di continuare a crescere e di attualizzare la Parola di Dio.



L'affetto di un Padre 
venerdì, 6 marzo, 2015, 16:20


Un figlio fa la valigia e si allontana, il secondo resta a casa, ma il suo cuore è altrove.
Un figlio chiede quel che non sarebbe lecito domandare e l'altro si comporta come se fosse un servo.
Un figlio fallisce miseramente e non capisce più di tanto la follia dell'abbraccio al suo ritorno.
Un figlio sputa rancori come rospi e non prova un minimo di gioia per il ritorno del fratello.
L'affetto di un Padre continua ad attendere il ritorno di chi si è allontanato e di chi resta distante anche quando è vicino.
L'affetto del Padre resta immutato e non si scompone: la sua disponibilità per fare festa è a disposizione di tutti i suoi figli.
E quando i figli scopriranno il volto del Padre, allora prenderanno coscienza di quel che significa realmente essere fratelli.

Custodire 
giovedì, 5 marzo, 2015, 19:57


Qualcuno si considera proprietario e qualcun altro semplice possessore, ma la realtà è che siamo custodi e nulla di più.
Custodi del corpo e dello spirito che non abbiamo acquistato e delle relazioni che dovremmo coltivare con l'animo riconoscente di chi sa bene che tutto è dono.
Custodi del creato che non possiamo continuare a sfruttare senza pensare un attimo a chi verrà dopo.
Custodi della Chiesa che non possiamo chiudere a doppia mandata per timore che qualche sconosciuto possa entrare a rimettere in discussione la nostra coerenza.
Custodi dei giorni che abbiamo ricevuto e a cui non possiamo aggiungere una sola ora in più.
Custodi di una vigna che deve continuare a dare frutto e distribuire in maniera più equa il raccolto.
Custodi di un giardino che non può e non deve obbedire alle leggi di un mercato capace solo di accumulare in poche tasche l'abbondanza che Dio ha donato a tutti noi.


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