giovedì, 9 ottobre, 2014, 08:30
Le porte si possono lasciare aperte in estate, ma è buona cosa chiuderle prima che arrivi l'inverno.
Qualcuno è arrivato e qualcuno è andato via; non posso pesare il mio passato con la bilancia del presente e non ha senso restare prigionieri di un'idea ormai incapace di dialogare coi propri giorni.
Le parole sanno trasformare in tragedie anche le cose più piccole del mondo reale, ma se provi a interrogarti sull'esatto contenuto dei termini e ti allontani da ortografia, grammatica e sintassi, a volte quel che resta è proprio niente.
Se le sbarre di una prigione sono ferro e acciaio, la reclusione è un obbligo, la pena devi scontarla sino in fondo...
Se l'ostacolo che si frappone tra sé stessi e la libertà è solo finzione letteraria, allora, basta prescriversi a matita un'ora d'aria e tutto si dissolve.
E' sempre così necessario capire?
Quando comprendere è inutile dispendio d'energie, è più salutare voltare pagina, concedersi un anacoluto o i punti di sospensione e procedere altrove.
Buongiorno vita!
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giovedì, 2 ottobre, 2014, 18:13
Ricordi quelle luci che rapivano la tua attenzione e ti facevano sorridere?
Quando le braccia stanche di tua madre ti riponevano nella culla e accorrevo al tuo pianto per ricordarti che non eri solo?
Ricordi quando e come hai smesso di percepire la mia presenza?
Le parole di chi metteva a tacere la tua immaginazione per timore che la realtà diventasse infinitamente più grande di quello che puoi vedere e toccare?
Hai continuato a chiamarmi nelle notti difficili, quando la paura t'incollava le labbra e ti svegliavi madido di sudore e con la strana impressione di essere paralizzato. C'ero anche in quelle notti, ma non potevi più sentirmi: ti avevano chiuso l'orecchio interiore e i tuoi occhi terrorizzati, rifiutavano di vedermi.
Ho provato a suggerirti il coraggio quando un esame ti sembrava oltre le tue forze e a scandirti una parola di perdono mentre innalzavi quel muro.
Ero presente mentre affrontavi il tuo dolore più grande, mi dibattevo nell'aria perché il tuo sguardo si alzasse e dopo aver toccato la morte, tornasse a credere alla vita.
Potrei narrarti con precisione la gioia di quel bacio al crepuscolo, quando il tuo sguardo puntava dritto sulle onde e non riuscivi a distinguerti dal mare.
Sono ancora qui, sempre meno occupato e ormai lontano dai tuoi pensieri, ma sono qui e ti accompagnerò sino alla fine.
Ti hanno raccontato che quel bambino doveva morire per lasciar crescere l'adulto, ma quando invecchierai avrai nostalgia di quella prima luce e, forse, sceglierai di aprire gli occhi e tornerai a vedermi. Qualcuno dirà che sei rimbecillito, qualcun altro osserverà con te e tenendoti la mano, proverà a sentirmi.
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martedì, 30 settembre, 2014, 17:32
Li puoi incontrare in coda al supermercato, a capo della filiale di una grande banca e anche in un centro d'ascolto...
Non conoscono l'ombra di un sentimento, sono anaffettivi cronici e sottolineano a più riprese la necessità di essere razionali.
Attraversano imperturbabili le disgrazie degli altri e prendono le distanze anche dalle proprie.
Amano ricordare ai deboli che sono tali e ci riescono, senza aver bisogno di una sola parola, però, diventano improvvisamente ossequiosi e insolitamente gentili con chi ricopre una carica più alta della loro.
Dispensano lezioni di economia domestica a chi non ha una casa e con grande elasticità mentale, ricordano agli sprovveduti, che la fame è un diritto acquisibile con un permesso di soggiorno e un certificato di residenza.
Leggono la vita altrui algidi e sicuri che una semplice opinione sia l'unica e possibile interpretazione della realtà.
Demoliscono i sogni dei loro figli e copiano e incollano i gesti degli esseri umani per simulare l'affetto che non sanno provare.
In un mondo meno idiota di quello in cui viviamo sarebbero sfigati qualunque, ma in quello che abitiamo occupano sempre posizioni di rilievo e viaggiano in prima classe, totalmente inconsapevoli del vuoto tangibile che regalano a chiunque abbia la disavventura di sfiorarli per un solo istante.
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mercoledì, 24 settembre, 2014, 18:28
Non è poi così muta
la voce che non c'è,
parla e dice comunque...
chi è solito ascoltare
la riconosce facilmente
quando canta lo storno
dove scorre il ruscello
nell'inverno di un abete
lo sguardo e l'orizzonte
la barca ferma sul lago
una ferita in guarigione
un'emozione consapevole
il dono di una lacrima
un sorriso è già altrove,
concede tempo al tempo
occupa il suo spazio
scioglie brevi pensieri
dove essere è sufficiente
per affrontare il viaggio
e dopo il nulla delle urla
oltre la fiera del desiderio
si può rincasare a sera
colmare un bicchiere
svuotarlo lentamente
e poi chiudere gli occhi.
lunedì, 22 settembre, 2014, 09:52
Non sarà il mio peso a caricare la tua schiena
se mai sarò tuo amico, rispetterò la distanza,
ti ho visto interpretare un lontano orizzonte
correre leggero sui prati che mi sono negato...
La libertà non è un mestiere che s'inventa
qualcuno la reclama calpestando l'altrui terra
altri la svuotano d'ogni suo significato
leggendo con prudenza le parole di un copione.
Io penso e sogno, ancora, un'altra corsa
un campo che diventi vittoria per chiunque
la dignità promessa a tagliare il traguardo
la verità dei piccoli e dei deboli in festa.
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