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Io sono la mia casa 
martedì, 8 febbraio, 2011, 09:39


Pensi che il passo mio sia quello lento
vai a letto con l'ansia del risveglio
osservi il mattino e invochi la sera
mio caro amico in mille inutili ovunque
spiegami dove abitano i tuoi perché
e ti risponderò: "io sono la mia casa".
Sono la mia casa e non cerco fuori
quel che mi appartiene da sempre
quel ch'è dentro di me proprio adesso
sono la casa sull'albero dei miei sogni
e posso strisciare senza essere servile
perché appartengo tutta al mio respiro.
Sono la mia casa e indosso la mia vita
punto le antenne dove sento l'origine
del firmamento e di una foglia comune
sono la mia casa e non mi perdo più
torno in me stessa quando più desidero
resto nel preciso istante in cui sono.
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Quattro bambini 
lunedì, 7 febbraio, 2011, 16:25


Quattro bambini annoiati e quattro fette di pane e cioccolata...
Quattro bambini e quattro scodelle vuote...
Quattro bambini e quattro ceste piene di giocattoli abbandonati...
Quattro bambini e quattro legni intrecciati con quattro foglie...
Quattro bambini e quattro quaderni, comodi in un'automobile che li porta di fronte all'ingresso di una scuola...
Quattro bambini e neanche un libro...
Quattro bambini e una doccia d'acqua che scorre aspettando la voglia di lavare i denti...
Quattro bambini senza un rubinetto...
Quattro bambini e quattro pigiamini colorati, quattro favole per rallegrare la notte...
Quattro bambini e il medesimo buio...
Quattro bambini ed è giorno...
Quattro bambini un fuoco e una sera, l'ultima...
Quattro bambini e i conti non tornano più; quattro preghiere, quattro lacrime e un quattro senza alcun appello per le troppe disparità che raccontano le storie di bambini che sono ritenuti meno bambini di altri.
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Cattivo esempio due 
venerdì, 4 febbraio, 2011, 11:02


Chivu stende Rossi con un gancio da Knock out: peccato che non si tratti di boxe e il rettangolo in questione sia quello di un campo da football inglese e non americano.
I calciatori sono eterni bambini e a loro viene perdonato tutto.
Cassano può insultare tranquillamente il proprio presidente e come punizione passa dalla Sampdoria al Milan... che punizione!
Balotelli ne fa più di Bertoldo e scende poco in campo, ma non perde occasione per far parlare di sé in malo modo.
Chi sputa, chi reagisce violentemente, chi dà modo ad arbitri e cronisti di parlare di falli di "frustrazione", di "confusione" che, quando sono cresciuto, neanche esistevano.
Si inquadrano le curve e i tifosi hanno comportamenti che neanche le fiere affamate...
Troppi soldi e nessuna umiltà, troppe partite e gambe sempre più in avaria, troppe scommesse e poca credibilità, troppo spettacolo e fattore sportivo del tutto irrilevante: braccia rubate all'agricoltura e teste sottratte alla catena di montaggio che assumono il ruolo di divinità sulla base di quel che, talvolta, sanno fare coi piedi.
Non è più calcio! "Chivu diuce di essere un uomo di m..."
Ha ragione ed è in buona compagnia.
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Cattivo esempio 
giovedì, 3 febbraio, 2011, 10:26


Puoi anche chiamarti Alessandro Del Piero ed essere la bandiera della Juventus, ma quando pretendi sette permessi ztl per la città di Torino (in pratica tutto il centro)forse stai esagerando.
Il comune risponde saggiamente un bel no e Pinturicchio, torna alla carica e inoltra la propria richiesta all'assessore alla viabilità che ribadisce il proprio no.
La motivazione del capitano bianconero è l'assillo da parte dei propri tifosi e la necessità di un'automobile sempre pronta per la fuga.
Ho visto Zaccheroni acquistare tranquillamente al centro Apple e, subito dopo, passeggiare come una persona qualunque tra Via Roma e Piazza Castello: non lo ha fermato nessuno.
Non è che a Torino ci siano sempre frotte di tifosi bianconeri a far la fila per un autografo, Torino è alquanto freddina e non solo a Febbraio.
L'esempio di Del Piero è discutibile: sei una persona fortunata e con un buon numero di privilegi, davvero ti servono 7 permessi ztl per sopravvivere in città?
Più ne hanno e più ne vogliono: dal parlamento, al rettangolo di gioco, il discorso non cambia e, chi dovrebbe dare l'esempio, spesso e volentieri, dimentica.
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Amarcord 
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 09:59


Sono storie del secolo scorso, ma un tempo due famiglie potevano condividere la stessa linea telefonica per risparmiare qualche lira e, non ricordo una sola volta, in cui i miei genitori abbiano litigato con i vicini di casa per la linea occupata.
Il televisore si accendeva lentamente e, due miseri canali trasmettevano a partire dal pomeriggio senza raggiungere la mezzanotte, sembravano, ed erano davvero più che sufficienti.
La maglia del fratello maggiore, spesso, passava attraverso un paio di fratelli e ti raggiungeva quando eri in grado di adattarti a quella taglia.
Il cinema, era quello parrocchiale salvo qualche rara eccezione e, anche in quei casi, il posto di un bambino era il loggione.
Lo Splendor, il cinema a due passi da casa mia, trasmetteva anche qualche vecchio cinegiornale e, tra un tempo e l'altro, un uomo vendeva patatine, gelati e caramelle con una cinghia che reggeva un cassettino di legno.
L'acqua che amavo di più era quella di Piazza Catena e sgorgava lentamente da tre punti, come oggi a dire il vero, solo che nessuno la beve più. Quando eri particolarmente assetato, un amico chiudeva con le dita gli altri due bocchettoni e la pressione del terzo, magicamente, aumentava.
Un cortile era spesso quadrato e le porte dei balconi erano ingressi senza troppe protezioni: uscivi di casa e davi un giro di chiave. La stessa chiave, l'appendevi a un chiodo coperto dal secchiello delle mollette. Se capitava una zingara, da un altro lato del cortile risuonava una voce che non si sentiva affatto invadente nel difendere la proprietà altrui.
Le biciclette erano spesso vecchie e malandate, ma potevano raggiungere qualunque luogo: i campi di mais dopo il cimitero, le ciliegie di Valmanera, i gelsi del Don Bosco, una bottiglietta di gazzosa da Antoniazzi, l'uva delle colline di un qualsiasi paese vicino. Non avevamo che dieci anni ed eravamo in grado di gestire una libertà che oggi non si riesce neanche più a sognare per un maggiorenne.
I fumetti, letti e riletti, erano quasi sempre usati, scambiati, rivenduti e passavano centinaia di occhi prima di esaurirsi.
Un pallone ovalato si consumava sull'asfato o sui campetti e, che disgrazia, quando un buco qualunque scandiva il triplice fischio finale.
I pantaloni eramo quasi sempre "all'Inglese" e un bambino con i pantaloni lunghi appariva come se fosse un marziano.
Nessuno di noi, avrebbe mai avuto il coraggio di parlare male ai genitori del proprio maestro o professore: sapevano bene che la nostra era l'età del torto e a nessuno sembrava poi quella gran sciagura.
Pane con l'olio e un po' di sale, con la marmellata, con un formaggino e, raramente, con un po' di cioccolata... era comunque merenda, anche senza stagnola colorata e affini.
Sono storie del secolo scorso, quello che ha cambiato radicalmente la vita di tutti e per ognuna delle comodità che ci ha donato, ora, chiede interessi degni di uno strozzino.
Abbiamo sottratto le piazze ai bambini, asfaltato i campetti per farne parcheggi e comprato la libertà dell'infanzia con un cellulare, un computer, una consolle per i videogiochi, un corso di danza e qualsiasi amenità capace di copiarli e incollarli dove meglio capita.
Non c'è più un bambino che morsichi una mela con tanto di buccia e siamo ancora qui, a chiederci quale oggetto ci manca per essere felici: abbiamo simulato la vita e, quel che c'è di peggio, ne andiamo anche fieri.
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