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Il ricco senza nome 
mercoledì, 4 marzo, 2015, 16:58


Quando l'avere ingoia l'essere, quel che resta è solo un aggettivo qualificativo. La verità della persona si risolve in un lungo elenco di proprietà che non ricorda più neanche il proprio nome.
Quando gli altri sono solo strumenti per rispondere alle nostre esigenze, quel che resta è l'inferno di una solitudine sorda e vuota che continua a pronunciare Lazzaro come un ordine che nessuno potrà più eseguire.
Quando la materia estingue lo spirito, quel che resta è solo un insieme di oggetti inanimati come chi ha scelto di risolversi in ciò che possiede.
Perché se per gli altri sei solo un titolo onorifico, una posizione prestigiosa o Lazzaro continuerà a essere povero, ma porterà con sé la ricchezza del proprio nome e del suo essere.una persona facoltosa è un po' come se non esistessi.

Un posto in cielo... 
martedì, 3 marzo, 2015, 18:32


E quando senti parlare di sofferenza e dolore, quando ti senti del tutto inadeguato per affrontare questioni troppo grandi e difficili da capire, è del tutto umano cercare una via di fuga...
L'annuncio della Passione e della Morte di Gesù, ma anche quello della sua Risurrezione colgono del tutto impreparata la comunità dei discepoli.
Come spesso capita in queste circostanze, si finge di non aver sentito e si va oltre, si torna incredibilmente a terra.
Una madre chiede una raccomandazione per i figli e pensa opportuno doverli sistemare alla destra e alla sinistra di Gesù e gli altri discepoli mormorano nei corridoi, con ogni probabilità, perché avrebbero voluto fare la stessa richiesta.
E noi, non siamo certamente migliori: se non prestiamo attenzione alla voce dei nostri desideri e se non verifichiamo puntualmente le nostre aspirazioni, rischiamo di non ascoltare quelle parole che ci riconducono al servizio, alla responsabilità e al sacrificio.
Un posto in cielo è alla portata di tutti, ma se iniziamo a lottare per le poltrone rimaste libere, il posto che stiamo cercando è ancora drammaticamente terreno.

Nel nome del padre... 
lunedì, 2 marzo, 2015, 16:51


Abbiamo ancora la pessima abitudine di caricare le spalle dei nostri fratelli con i pesi che non intendiamo portare in prima persona.
Al di là delle dichiarazioni della sera del Giovedì Santo, continuiamo a pensare che il più piccolo deve "servire" chi è più grande e giustifichiamo tutte le aberrazioni di un potere che fa la ruota come il pavone e riscuote non pochi applausi.
Nel nome di un padre molto "umano" costringiamo un buon numero di fratelli nella giostra dei figli di un dio minore.
Nel nome del Padre di Gesù, i più grandi devono chinarsi verso i più piccoli.
Nel nome del Padre di Gesù, l'unico potere degno di questo nome è nuda responsabilità verso i più deboli.
Nel nome del Padre di Gesù, il concetto di "carriera ecclesiastica" non può che suscitare l'ilarità promessa.
La realtà è così semplice, forse un po' troppo semplice per essere presa in seria considerazione: uno è il Padre e voi siete tutti fratelli.

No comment! 
domenica, 1 marzo, 2015, 16:42


C'è forse bisogno di commentare le parole quando così chiare?
E' un problema di comprensione quello che disabilita i cuori nei pressi della misericordia? Al contrario, è una questione di volontà...
Rinunciare al giudizio, astenersi dalla condanna e rimettere in circolo i gesti che esprimono la riconciliazione: la complessità non è a livello intellettuale, è nell'ordine dei fatti.
Dare senza troppi calcoli, così come il Padre che ci dona questo giorno indipendentemente dall'uso che ne faremo.
Buona settimana!
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Vola alto 
venerdì, 27 febbraio, 2015, 17:18


Il nemico è dentro.
E' quell'istante di ostilità che accogli e si trasforma in rifiuto e in negazione.
E' l'ingiusta differenza che tratta alcuni come pari e altri come persone di minore importanza.
E' l'amicizia che si fonda sul comune nemico.
E' la strada che cambi per evitare un possibile incontro.
E' il gesto di pace che concedi solo a coloro con cui sei già in pace.
E' guardare il povero dall'alto in basso.
E' quella strana presunzione che ci fa sentire migliori di altri.
E' pensare che Dio sia costretto a stare dalla nostra parte.
E' volare a pochi centimetri dal suolo illudendosi di essere a chissà quale quota.
Il nemico è dentro.
Se provi a sollevarti un po' da terra, improvvisamente, scopri che il nemico è un possibile amico che continui a guardare da una prospettiva del tutto errata.
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