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Via dal perdono 
sabato, 2 marzo, 2024, 08:06


Alcuni uomini riescono a odiarsi per decenni, ma alcuni popoli resistono molto più a lungo e se mai ci sarà quiete tra loro, potrai trovarla in un cimitero passeggiando tra le tombe.
Attribuiamo un perdono infinito a Dio, nostro padre, ma le vicende tra gli uomini continuano a raccontare il limite di un abbraccio che tarda a venire.
Siamo abili teorici della riconciliazione, pessimi esecutori quando il pensiero e le parole agiscono nell'opposta direzione.
C'è sempre una questione di orgoglio, una dignità raccolta su un campo di narcisi, una pena indeterminata che dobbiamo far scontare ogni volta che ci sentiamo traditi.
Pensiamo e ripensiamo, giriamo intorno al ricordo delle ferite, ritorniamo al punto di partenza e saliamo ancora sul medesimo percorso di giostra che alimenta la sofferenza, la tensione e il desiderio di rivincita.
Facciamo la raccolta delle bandierine che ci separano e sposiamo una causa che si oppone all'altra senza chiederci mai come si sta dall'altra parte del confine.
Siamo così abili nel trasformare in piccole guerre anche le manifestazioni più pacifiche e consideriamo debole chiunque sia disposto a concedere qualcosa in più pur di mettere fine al conflitto.
La realtà è quel Dio che ci è venuto incontro, ma noi non abbiamo ancora deciso di tornare a casa e fuggiamo il più lontano possibile da qualunque ipotesi di affrontare onestamente e serenamente quel viaggio.
Via dal perdono, anche quando non ne possiamo più, perché è troppo pesante il carico degli irrisolti da mettere nelle nostre valigie.
Via del perdono è un'ipotesi che smette di lamentarsi e sceglie di lasciarsi curare dalle inutili ferite.


Buonanotte ai sognatori 
venerdì, 1 marzo, 2024, 07:58


Buonanotte ai sognatori e alle loro tuniche dalle lunghe maniche, al giro di danza a cui non possono rinunciare e alla loro percezione di una realtà che non si mette in coda per subire il processo di omologazione.
Buonanotte ai loro racconti e alle storie che non temono di essere vissute sino in fondo, alla magia degli attimi che sanno trasfigurare di una luce che li accompagna altrove.
Buonanotte al coraggio di vivere le loro solitudini e al teatro dei silenzi da cui affiorano parole che non rinunciano al dialogo con le coscienze vigili e attente.
Buonanotte a chi li ostacola e senza nenche saperlo li rende più forti, più vivi e più veri.
Buonanotte a quel Dio che non smette di proteggerli, li rassicura nei giorni più tristi e li conferma quando gli eventi sembrano essere opposti e avversi.
Buonanotte ai signori dei sogni che vedono la pace mentre il loro mondo è in guerra, che annusano la primavera negli inverni più rigidi e attendono pazientemente quell'ultima Parola che ribalta le sorti di ha scelto di credere un po' di più.


Si chiama Lazzaro 
giovedì, 29 febbraio, 2024, 07:39


L'inferno è in un nome che non abbiamo saputo pronunciare, in una considerazione smisurata del nostro ego che ha scelto di non distinguere una persona da uno strumento e in una maledizione "fai da te" che ha chiuso gli occhi alla sofferenza di fronte a chi non aveva l'essenziale per poter vivere.
Nella dignità, ripetutamente calpestata, di un essere umano pronto a soddisfare le nostre esigenze, i nostri desideri e le nostre voglie...
Nelle parole che sono diventate solo un comando e un ordine...
Nella separazione che non ha mai voluto comprendere la sua aspirazione alla libertà, alla gioia e alla serenità...
E quel baratro che adesso ci separa da lui, mentre continuiamo a pensare di avere il diritto di esercitare un potere nei suoi confronti è una distanza che non può più essere colmata, un vuoto che solo l'empatia potrebbe riempire.
L'inferno è una possibilità concreta e reale, un luogo di isolamento che può essere abbandonato solo uscendo da noi stessi e riscoprendo in quel servo il volto e l'anima di un fratello.
Domani potrebbe essere tardi e chi è ritornato per scandire a chiare lettere il trionfo della Vita, ci suggerisce di pronunciare quel nome prima che sia davvero tardi.



Prima delle pietre 
mercoledì, 28 febbraio, 2024, 07:52


Prima dei sassi ci sono le parole e queste ultime sono precedute dai pensieri. Se il pensiero s'intorbidisce e si alimenta nella quotidiana insoddisfazione che genera violenza; le pietre iniziano a farsi spazio e promettono una rapida soluzione del problema.
Il folle inizia a scagliare il primo sasso che si ritrova tra le mani accogliendo il suggerimento di chi discretamente lo incita a compiere l'insano gesto.
Il vigliacco è più sofisticato e va cercando altri diversamente coraggiosi, per tessere la trama che conduce alla soppressione del nemico. Ci vuole una regia perfetta per sottrarsi all'ipotesi che si risvegli la giustizia. Ci vuole un piano che permetta di non lasciare tracce evidenti e ci vuole un capro espiatorio per indirizzare la colpa.
A volte le pietre sono solo l'ultima carta che rimane tra le mani.
A volte è sufficiente cercare un corridoio in cui nessuno possa sentire. Prima di lanciare un sasso può essere sufficiente un po' di fango, una bugia abbastanza sporca che insinui il dubbio, un finto testimone oculare che goda di una certa credibilità.
La gente comune può essere convinta generando un po' di confusione ripetendo sino allo sfinimento un paio d'illazioni cucite con l'abilità di un sarto provetto.
Una notizia non ha sempre bisogno di un fatto accertato, ma necessita di adeguati veicoli per essere diffusa un po' ovunque.
Dove falliscono le parole resteranno comunque le pietre e non è così difficile trovare chi sarà disposto a centrare il bersaglio.


Riflessi 
martedì, 27 febbraio, 2024, 07:45


Sono davvero io l'immagine allo specchio, l'ombra che compare sulla pozzanghera o quell'essere catturato in uno scatto?
Sono davvero io l'idea che ho di me stesso, l'opinione che gli altri si sono fatti di me o le poche righe che riassumono un mio stato d'animo?
Ero davvero io il bambino taciturno e apparentemente assente, il giovane esuberante che si allontanava dal timido e insicuro adolescente, l'adulto che si proteggeva dietro a un vestito adeguato?
Possiamo ritrarre un istante della nostra vita, simulare una sicurezza che non ci appartiene o portare alla luce una caratteristica che vogliamo evidenziare, ma quello che siamo davvero resta sempre un mistero che ci sfugge.
Le foto che abbiamo imprigionato nella mente o raccolto in un telefono con tanto di cronologia, sono solo una delle tante rappresentazioni che tentano di pronunciare il nostro nome, ma non sempre la voce è davvero la nostra.
Viviamo in un mondo che ci spinge continuamente a cercare fuori quello che abbiamo paura di scoprire dentro.
In solitudine, lontani da qualunque palcoscenico, nel deserto di un teatro vuoto, quando l'unica compagnia che resta è quella di Dio, iniziamo a comprendere qualcosa di più ed è sempre un buon punto per ricominciare.


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