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Si chiama Lazzaro 
giovedì, 29 febbraio, 2024, 07:39


L'inferno è in un nome che non abbiamo saputo pronunciare, in una considerazione smisurata del nostro ego che ha scelto di non distinguere una persona da uno strumento e in una maledizione "fai da te" che ha chiuso gli occhi alla sofferenza di fronte a chi non aveva l'essenziale per poter vivere.
Nella dignità, ripetutamente calpestata, di un essere umano pronto a soddisfare le nostre esigenze, i nostri desideri e le nostre voglie...
Nelle parole che sono diventate solo un comando e un ordine...
Nella separazione che non ha mai voluto comprendere la sua aspirazione alla libertà, alla gioia e alla serenità...
E quel baratro che adesso ci separa da lui, mentre continuiamo a pensare di avere il diritto di esercitare un potere nei suoi confronti è una distanza che non può più essere colmata, un vuoto che solo l'empatia potrebbe riempire.
L'inferno è una possibilità concreta e reale, un luogo di isolamento che può essere abbandonato solo uscendo da noi stessi e riscoprendo in quel servo il volto e l'anima di un fratello.
Domani potrebbe essere tardi e chi è ritornato per scandire a chiare lettere il trionfo della Vita, ci suggerisce di pronunciare quel nome prima che sia davvero tardi.



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