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L'invito 
mercoledì, 28 marzo, 2012, 08:13


Ricevo un invito, una pagina nostalgica che vorrebbe celebrare un tempo che non c'è più e, almeno per quanto mi riguarda, quel tempo, era già perduto nel momento stesso in cui lo stavo vivendo.
C'è una stagione morta in quei giorni di profonda ingenuità e d'inguaribile stupidità; c'è l'affetto tradito e un'amicizia senza verità che non ha più senso ricordare.
A distanza di più di due decenni sono diventato un'altra persona e ho imparato a non impegnare i miei sentimenti con persone aride, subdole e totalmente incapaci di dire quello che sentono, desiderano e vogliono.
Non rimpiango le finzioni e quel poco amore per la mia dignità che mi trasformavano in un servetto maltrattato del tutto indegno di sentirsi dire un grazie.
Non dimentico lo scorrere delle diapositive e quelle parole così generose per ogni esibizione e così avare per i posti dietro le quinte.
Prendo tra le mani quell'invito e accendo un piccolo fuoco di carta in cui scegliere di dimenticare: è catartico, utile, liberatorio.

Rué 
sabato, 31 marzo, 2012, 21:29
Un paio d'anni fà, scrissi su queste pagine che ero andato ad un ritrovo degli amici del Selvaggio (frazione di Giaveno) dove la mia famiglia aveva una casa vacanza e dove trascorrevamo tre mesi d'estate, molti fine settimana e ogni breve vacanza che lo permettesse; questo per almeno 15 anni.
Questi amici erano quindi per me ed i miei fratelli, persone con le quali si giocava parecchie ore al giorno e si condividevano bei momenti.
Anche!
Non solo belli, però!
In effetti la "crème de la crème" era composta da ragazzi figli di professionisti e della "buona borghesia" alla quale forse avrei dovuto amalgamarmi facilmente, ma così non fu del tutto; infatti mio fratello molto più facilmente di me, diventò un corpo unico con loro, tra i quali alcuni avrebbero avuto un futuro da vicesindaco di Torino o da capitano di grossa impresa o da noto e apprezzato cardiologo o da vicedirettore di un famoso giornale o da capo organizzatore di della provincia...., gli altri un onesto lavoro in banca, insegnanti del liceo e delle medie, un impiego "regolare" alle poste, e così via...
Io all'inizio, seguendo le orme di mio fratello, imitai i suoi passi e mi unii molto al gruppo in questione (anche se quasi tutti più grandi di me di pochi anni, ma quelli che da bambini-ragazzini contano!) al quale evidentemente per una sorta di "riconoscimento animale da fiuto e contatto" piacqui così così; identica idea - se non peggiore - maturai io nei loro confronti; però - e quì c'è un grosso però - il fatto che quello fosse il gruppo di mio fratello più grande di me di due anni e fosse ritenuto unanimemente un gruppo valido da tutte la famiglie che i miei genitori "frequentavano" (in realtà non è proprio che le frequentassero, ma facendo parte degli altri vacanzieri come noi, si scambiavano qualche parola...), mi diede la forza di sopportare alcune angherie rivolte nei miei confronti come quella di fare il raccattapalle o di risultare simpatico finchè utile, sopportato nel gioco ma mai cercato, vedermi assegnate parti marginali o di riempimento in alcuni giochi dove di fatto facevo più compagnia che altro, restare escluso da discussioni "più intelligenti"...
Successivamente - e per fortuna - il mio carattere istintivo ed emotivo a sufficienza per malsopportare una situazione di ombra, mi spinse verso i ragazzi autoctoni del Selvaggio, i quali molto più casinisti e desiderosi di vivere emozioni da "scavezzacollo" erano decisamente più in sintonia con la mia curiosità della vita pratica, non raccontata dai libri...., era troppo presto per me per interessarmi alla vita tramite uno strumento, seppur validissimo come quello dei libri!
No, io avevo troppo bisogno di aria, di andare in giro nei boschi e nei torrenti e di scoprire la vita, anche prendendo qualche rischio, in maniera diretta...
Cosa imparai e cosa persi?
IMPARAI ad andare a cavallo, a cavarmela nei guai con animali randagi, a scalare i letti dei torrenti, ad arrampicarmi fino alla cima di alberi abbastanza alti, ad arrampicarmi ovunque anche dove mancasse un sentiero - una traccia umana, a dormire fuori casa e in mezzo alla natura selvaggia appunto, a fidarmi dell'illuminazione della luna e delle stelle, a rispettare la vita nella sua totalità, a riconoscere dall'odore della pelle i ragazzi che frequentavo, ad innamorarmi di tutto e ad esser pronto a "morire" per ottenerlo, e.....a sognare!
E, soprattutto a trasformare il sogno in pensiero e il pensiero in realtà!
PERSI sicuramente ciò che la buona educazione di allora (e forse anche di oggi, ma allora era anche peggio) imponeva: presentarsi agli appuntamenti coi vestiti puliti e in ordine, evitare di parlare troppo forte in presenza di adulti e di fare domande imbarazzanti, dare sempre precedenza al più grande del gruppo non tanto perchè lo meritasse ma perchè era il più grande, non intromettersi, evitare di rendere visibile a tutti il piccolo Tarzan che mi abitava...
E ancora persi le discussioni sul sesso fatte ad un certo livello, i giochi della bottiglia che intravidi da "dietro le quinte", le prime discussioni di politica e della "rivoluzione imminente", le messe della domenica colla paura di un sacerdote esorcista (vero: Don Saroglia, intervenne anche al programma televisivo di Gianluigi Marianini: uno dei più grossi demonologhi d'allora!), persi la capacità di esercitare le buone maniere quando queste ci occorrono e ci restano utili, persi le bugie di un sorriso esercitato davanti ai genitori e ai fratelli più grandi e persi la capacità di sottomettere chi era dopo di me, perchè più piccolo o più debole...
E chissà cos'altro persi...., non lo saprò mai1
Stà di fatto che quando due anni fà, qualcuno decise questo incontro, io partecipai e rimasi così deluso che non andai nemmeno più a prendere la mia copia del dvd che s'era fatto in quell'occasione.
Da allora scaturirono una serie di altri incontri tutti sullo stesso tipo del primo: una specie di loggia massonica che si scambia favori e si protegge, che fà il cerchio intorno al più famoso o più potente e parla poco e frettolosamente con chi - come il sottoscritto - è soltanto un comune mortale, peggio: musicista!
Molte cose non condivido di mio fratello, ma il cardiologo famoso allora forse snobbò quell'ambiente e non andò a quella messa in scena patetica, glielo devo: una scelta intelligente!


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