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Un treno per domani 
martedì, 10 gennaio, 2012, 09:59


Ci vuol coraggio per presentarsi ogni giorno alla stazione, per passeggiare tra un binario e l'altro e restare in attesa di un treno che non arriva mai.
Ti prepari ogni giorno, fai una doccia, a volte ti radi e ti avvii velocemente per ritornare dove sei stato il giorno precedente e dove sarai quello successivo.
A volte ti abbatti e sei giù di corda, in altri casi, continui a ripeterti che forse arriverà domani.
Provi a sorridere e ti chiedi dove sia l'errore; sarà nella tabella dei tuoi arrivi? Sarà la stazione ad essere sbagliata? Saranno gli altri o sei semplicemente tu e quell'ostinazione nel credere in quel miracolo che avrebbe bisogno di più fede di quanto non sappiano sopportare le tue spalle?
Ci vorrebbe più compassione e più silenzio, ci vorrebbe la pace che si astiene dal giudizio e quella leggerezza che non smette di sognare e riesce a non cercare rifugio in superficie.
Qualcuno attende insieme a te, altri si sono stancati da tempo e umanamente posso anche capire che non siano pochi quelli che si sono arresi.
Come ogni giorno, ho scelto di non disertare il mio appuntamento e coltivo un po' di speranza nel mio giardino neanche troppo segreto.
Un treno per domani dovrà pur arrivare e, forse, l'unico compito che ho ricevuto è di allevare e far crescere la pazienza tra il bambino di ieri e l'adulto di oggi. Chissà che insieme al vecchio non arrivi pure il saggio...

hermione 
martedì, 10 gennaio, 2012, 12:26
sono la prima che ultimamente è un po' latitante, ma credo che un treno arriverà!

non mi arrendo neanche io e, anzi, rinnovo qui il mio impegno, almeno ci provo, senza farmi abbattere troppo dal fatto che altri abbiano scelto altre stazioni.

:BACIO:

dieffe 
martedì, 10 gennaio, 2012, 16:34
Hermione, il blog non è che una piccola pietruzza di un mosaico più complesso:-)

hermione 
martedì, 10 gennaio, 2012, 18:25
e io non mi riferivo solo al blog...

Rué 
mercoledì, 11 gennaio, 2012, 00:34
COME UNA LACRIMA!

Le stazioni sono troppe, e forse molti salgono solo per curiosare e poi rimangono incapsulati nella schiuma che li trascende e li trasporta da un capo all'altro della rete a elemosinare un bacio da signorina frivolezza.
Giovane, spavalda, sicura di sè e sensuale come le voci a cui ci hanno già abituato prima la tv, la radio e i dischi, e non ultima anche una certa letteratura...
Leggera e non leggiadra, accesa e non luminosa, giovane e non gioviale, sempre in punta di piedi ma nemica della grazia...
Frivolezza sta crescendo bene e ha tanti amici come quelli di facebook, e tanti seguaci come una popstar, tante promesse di tanti innamorati e tanti figli da tanti compagni.
Signorina curiosità s'è alzata dal divano e ha spento anche la tv questa sera, gettato le popcorn nel cestino e corsa in bagno ha vomitato la disperazione di una solitudine che dipinge i muri di casa di un nero a temperatura ambiente; si è sbiancata di trucco ed è uscita del tutto: di casa, di testa, e dal banco dei pegni dei propri sogni: dove anche l'ultimo baluardo di poche cellule rimaste vive è stato impegnato in cambio: di pochi spiccioli, di pochi minuti di "amore", di un giro in alto sulla "giostra", della palla delle streghe per rimandare il malocchio...
Siamo schiavi del nulla e pretendiamo il tutto, vittime di signorina curiosità e figli di signorina frivolezza, immaginiamo una vita sopra le righe e siamo al di fuori di ogni pagina, ci crediamo resistenti e forti e cadiamo da ogni bassezza con un tonfo sordo che chiamiamo notte...
Ma non è la notte, sono le tenebre a renderci l'illusione di una fuga dalla stanchezza, dalla responsabilità, dalla coerenza e dall'impegno: ci rendono leggeri e questo ci sembra una medicina, ma è una droga e si chiama nebbia.
Ci confonde e ci rende invisibili, ma ci nasconde anche a noi stessi, e quando di tanto in tanto si alza la testa al di sopra della nebbia, si teme che la realtà possa ancora ferirci e allora nuovamente a testa in giù!
C'è un rimedio però: salire su quel treno che porta le parole dalle labbra alle mani, e regala speranze anche a chi è nel vagone merci.
Scendere dalla scala che ogni giorno ci porta a un gradino più alto nel vuoto assoluto, per ritornare nel grembo e nascere a sè stessi. Come una lacrima: con dolore e sentimento!
Come una lacrima: che sgrava l'occhio dalla tristezza e riporta il sereno!

merfe 
mercoledì, 11 gennaio, 2012, 01:23
La nostra fortuna è che da noi certi treni vanno a velocità talmente basse, che ci permettono quasi di saltare in corsa e cambiare binario all'ultimo momento...spesso scegliamo di essere "frecciarossa" e siamo "accelerato" o viceversa!
Tutto sta nello scegliere quotidianamente il giusto convoglio :VEDO:

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