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Una lettera 
mercoledì, 29 giugno, 2011, 11:53


Ciao Nino,
sono sempre della stessa idea e, insieme alla mia amica Marina, verrò a trovarti al più presto.
Non c'è nulla che non vada in Asti... sono io che, evidentemente, fatico a rapportarmi con un'idea di città sempre più egoistica, vuota e sostanzialmente, passiva.
Si decide di costruire una casa per gli alpini all'interno di un piccolo parco, lo si fa per chiare speculazioni di natura economica, strumentalizzando la poesia del bicchiere dei padri e dimenticando che le ragioni degli alberi, spesso e volentieri, sono anche le ragioni dell'uomo.
Si seminano fiori in una serra e si trapiantano nell'isola pedonale dello smog, dove le vetture consumano il petrolio che resta, per l'esigenza insopprimibile di andare a prendere un gelato in centro senza muovere un passo. Il giorno dopo, le stesse macchine si spostano di nuovo, per andare a smaltire i chili superflui in palestra o, per dirigersi in farmacia ad acquistare la pastiglia miracolosa che ha permesso addirittura a un vecchio e ingombrante tubo catodico di trasformarsi in uno strabiliante led per la prova costume.
I condomini sono dormitori per estranei che il sabato e la domenica si riversano al centro commerciale, così, per cercare quel qualcosa di meglio e di più, che dovrebbe far quadrare i conti di una vita.
I cinema cittadini, quelli del centro, hanno chiuso da tempo: per vedere un film, bisogna andare nella zona industriale e frequentare il profumo dell'olio che brucia popcorn e patatine nella nuovissima multisala dove sgranocchiare è più importante di vedere e di ascoltare.
Un'amministrazione si succede all'altra e nulla cambia: alle ultime elezioni comunali, tra i candidati a sindaco, due erano rispettivamente, il sindaco e il vicesindaco di quando avevo 15 anni...
I servizi sociali, le associazioni benefiche e i vari movimenti d'aiuto non sono esenti da quella politica che si muove in modo più o meno consapevole, quando l'immagine lo richiede, poi, sonnolenza e burocrazia tornano ad accordarsi tra loro.
Qualcosa si muove, piccoli segni di un risveglio graduale che si esprime nei negozi e nei mercatini che iniziano a parlare la lingua del biologico, del consumo equo e solidale, dell'acquisto a chilometri zero.
Qualcosa si muove e, soprattutto nell'ultimo anno, mi è capitato di tornare a parlare di spiritualità e di frequentare persone di varia appartenenza che hanno in comune il desiderio di crescere, di maturare e di dare un senso meno narcisistico ed effimero alle proprie vite.
Qualcosa si muove; nel mio piccolo cerco di muovermi anch'io e mi concedo il tempo di respirare, di sognare e di considerare che la vita non è mai altrove, come il regime del consumo vorrebbe insegnare, ma dentro di noi.
Ti saluto con affetto e, sono convinto che presto troveremo modo di conoscerci di persona.
Un'abbraccio,
Fabio


Cometa 
mercoledì, 29 giugno, 2011, 16:00
Anche se le parole che scrivi sono sostanzialmente vere, mi piace pensare che tutto non sia così disastroso. Ci sono, per fortuna, realtà diverse e persone che hanno ancora voglia di rapportarsi agli altri senza l'obbligo della "bella presenza" e del "consumo".
Dissento un pò dalla realtà del biologico e dell'equo e solidale (e qui so che riceverò le critiche di molti)perchè secono me anche in questo campo non è tutto fatto con il cuore ma tanto fatto di interesse.


:BIA:

dieffe 
mercoledì, 29 giugno, 2011, 17:49
Ho detto "si inizia a parlare la lingua del..." proprio perché, siamo solo all'inizio e di fatto, anche le multinazionali stanno scoprendo quest'area di mercato. Però, si sta creando una certa sensibilità nella gente comune e con tutte le precauzioni del caso preferisco pagare un po' di più due pomodori da agricoltura biologica e prodotti qui vicino che scegliere solo e unicamente in base al prezzo. Sul commercio equo e solidale, al momento, di grossi scandali non ne sono venuti fuori e se lo zucchero di canna o il caffè, ma anche la maglietta che compro, arricchiscono qualcuno, ma pagano equamente chi lavora, non mi faccio grossi problemi.
E' strano: da un lato pensi che tutto non sia così disastroso e dall'altro, mi sembra, sei più diffidente del sottoscritto!:LING:

Cometa 
mercoledì, 29 giugno, 2011, 18:34
Hai ragione, io sono un controsenso... però purtroppo nel commercio vedo che tutti cercano di guadagnare, anzi straguadagnare, e quindi diffido di quelli che vogliono farti credere di essere "buoni" quando poi sono come tutti gli altri. Il commercio equo solidale per dare lavoro alle persone mi sembra giusto ma conosco personalmente gente che fa finta di essere "buonista" e poi pensa solo al suo portafoglio e al suo tornaconto. So benissimo che tutti lavoriamo per i soldi, ma allora non far finta di essere "povero" per farmi credere che vendi meglio degli altri.
Anni addietro ho visto la dichiarazione dei redditi di un agricoltore che voleva affittare un alloggio: era equivalente a 0. Gli ho chiesto spiegazioni e lui mi ha risposto: noi possiamo dichiarare 0 quindi lo faccio, peccato che questo signore aveva villa e terreni e poteva comperare me e tutto l'ufficio. So anche io che coltivare la terra è un costo, un enorme lavoro e non dà sempre i risultati sperati ma lasciatemi diffidare di tanti di questi "poveri".

Oggi forse non sono dell'umore giusto vero ??!!
Comunque chiedo scusa a tutti ma chi mi conosce sa che di solito sono più disponibile ed equilibrata!!!!


:BACIO:


dieffe 
giovedì, 30 giugno, 2011, 00:15
Nessun problema credimi: sono diffidente anch'io e, per farti un esempio, una volta ho scoperto che in un negozio biologico non distante da noi, vendevano i borlotti provenienti dalla Cina...qualche dubbio sul fatto che siano realmente bio mi è venuto e in più mi chiedo che senso abbia il trasporto di un prodotto che possiamo raccogliere tranquillamente a casa nostra!:ROSS:

Rué 
giovedì, 30 giugno, 2011, 00:36
Mai lavorato solo per i soldi, anzi!
Se qualcuno mi offre lavoro con la sola prospettiva di un fiorente guadagno: diffido, mi indigno e rifiuto.
Certo senza soldi non si vive, ma è una vita che lotto per emancipare il lavoro dal denaro e sono convinto che in tutti i settori esistano ancora persone che scambiano passioni, desideri, sogni, con una vita semplice, decorosa e soprattutto dignitosa.
Mi rendo perfettamente conto che mai come oggi non tutti, ma moltissimi cercano di fregarti, a partire dalle aziende più grandi come telefonia, elettricità ecc... fino ai call center e alla rete internet che ti tartassano di fregature e di finti contratti ai quali rimani legato se non didici entro 10 giorni dalla proposta.
Ma è anche ovvio, perchè una società che ha sostituito ogni esigenza dall'uomo con una cosa da comperare, impone un guadagno di un certo tipo per essere poi all'altezza.
Bisogna proprio avere altri parametri e soprattutto non cercare confronti materiali, se si vuole VIVERE, altrimenti bisogna sottostare alle logiche del mercato.
Personalmente ne ho conosciute di persone "fuori dai tempi" e dagli schemi che lottano e ottengono una vita più decente pur nella tribolazione e nelle difficoltà, ma che raccolgono soddisfazioni ben più edificanti di tanti oggetti inutili.
Ne ho conosciute in tutti i campi di persone così e forse si pensa anche che siano più rare di quello che poi sono, proprio perchè lavorano nel silenzio e senza pubblicità.
Concordo con Fabio nel riconoscere che c'è più gente in giro che scende dai tacchi e trova più familiare l'onnipotenza divina della prepotenza umana!
Ma capisco anche la realtà di chi vive dentro un ufficio, dove anche i bisogni vengono misurati su lunghezze d'onda di massa, e dove risulta più difficile astenersi dall'appartenere a logiche che sembrano essere le uniche possibili.
Ma bisogna avere una vita parallela che poi sovente è la vita principale e portare una ventata di aria fresca anche ai più scettici.
Sul biologico - ahimè - hai molta ragione Cometa!
Ma da una parte bisogna cominciare e anche se oggi non è certo tutto autentico quello che vendono per tale, esprime però un'esigenza nuova che stà prendendo piede e col tempo migliorerà.
Anche la moda degli orti sui balconi per avere uno zucchino doc, và bene: perchè molte persone hanno bisogno di punti di riferimento che diventino convenzionali per entrare in una realtà, che poi maari viene approfondita; anche se di altro non si tratta che della variante italiana all'idea di Michelle Obama che ha sostituito l'orto con i fiori alla casa bianca.

dieffe 
giovedì, 30 giugno, 2011, 08:32
"bisogna avere una vita parallela che poi sovente è la vita principale e portare una ventata di aria fresca anche ai più scettici"
Quanto hai ragione!:BACIO:

cioccoSte 
giovedì, 30 giugno, 2011, 10:55
"La vita non è mai altrove, ma dentro di noi". Grande verità!

E' vero, qualcosa sta cominciando a muoversi. Anche io sto cercando sempre più di comprare bio e equo, nonostante i piccoli grandi dubbi legittimi... Costa qualche sacrificio in più e forse qualche volta si resta inconsapevolmente fregati, ma alla lunga è un gesto contagioso e questo vale più di tutte le quotidiane fregature.

E sempre a proposito di cambiamenti: ieri una ragazzina di 15 anni, bella, simpatica, di quelle che trascinano la compagnia, si sfogava con me dicendo "Non capisco perchè, ma io con quelle della mia età non riesco proprio ad andare d'accordo: va bene divertirsi, ma il cervello non lo usano proprio MAI!" e intanto scarabocchiava su un foglio il simbolo della pace.

Quest'estate per ora è arrivato solo il caldo, le vacanze ancora latitano... Pazienza!
:BACIO:


ALTRO 
giovedì, 30 giugno, 2011, 11:17
Ciao!

Vorrei esprimere due miei pensieri su due argomenti che mi hanno colpito di questa discussione:

1) Il "biologico"

Secondo me sta diventando un business, e quindi sta diventando pericoloso.

Una volta in un supermercato ho comprato le mele "BIO" che vengono dal Cile.
Ora, non dubito che fossero BIO all'origine, ma dopo tutto il viaggio che avranno dovuto fare per arrivare qui, come minimo saranno "BIOniche"!!!

C'è poi l'altro risvolto del bio: noi andiamo a comprare tutti i giorni o quasi al mercato di Piazza Catena, dove ci sono i contadini.
Bravissime persone, però quando ti dicono candidamente: "Se alle mele non ci dai niente non vengono!", incomincio ad avere dubbi sulla salubrità dei loro prodotti...che comunque, in media, si spera siano più sani di quelli industriali.
Quando troviamo una lumaca sulle foglie di insalata, facciamo festa!


2) il lavoro e il denaro, il denaro e il lavoro.

Secondo me il guadagno non deve essere la priorità. Se lo è, è un primo cattivo segno del fatto che forse cercherai di "fregare" il prossimo, qualsiasi lavoro tu faccia.

Per me il guadagno è un po' come il voto a scuola: se studi bene, se sei serio, se cerchi di dare il tuo meglio, se cerchi di comportarti correttamente, il voto alla fine sarà alto e ti premierà, almeno per la maggiorparte dei casi.

Se lavori con serietà, con scrupolo, se metti l'interesse del tuo cliente davanti al tuo tornaconto, se sei onesto e ti impegni, alla fine il guadagno sarà il risultato di queste cose.

E se il guadagno è buono, penso che si debba riconoscere che è una fortuna (anche se ci siamo impegnati è sempre una fortuna, perchè c'è gente che si ammazza di lavoro e non guadgna molto), e quindi condividerlo con gli altri, in tanti modi (premiare il dipendente grazia al cui lavoro tu puoi permetterti di guadagnare, fare uno sconto un po' più grosso al cliente, essere generoso con chi ha meno, etc.).

Ciao!:BACIO:


Cometa 
giovedì, 30 giugno, 2011, 11:39
La vita non è mai altrove ma dentro di noi.....
bellissime parole.
Grazie per gli spunti di riflessione e di sorriso che mi fornite.
Buona Giornata a Tutti!

:BACIO:

Rué 
giovedì, 30 giugno, 2011, 22:59
Gli ebrei antichi ritenevano la ricchezza un dono di Dio.
Poi è arrivato Gesù e ha stravolto tutti i piani dell'uomo, invitando i poveri a non cercare la ricchezza e i ricchi a donare tutto ai poveri.

Al di là di questo, non penso che oggi la ricchezza materiale possa essere intesa come un premio di buona condotta, di lavoro ben eseguito, ideale sviluppo di un buon voto a scuola.
Semmai riscontro troppo sovente il contrario: un comportamento viscido e atto a soddisfare ogni esigenza della propria clientela o dei propri superiori, di solito oltre il lecito: comporta una veloce carriera o un veloce arricchimento.
Per contro chi lavora sodo ma con onestà, anche quando è molto richiesto da una ampia clientela meritata, raggiunge magari una vita dignitosa ma equilibrata: proprio perchè nel migliorare la sua offerta tiene conto che una giornata di lavoro pieno non può rendergli quello che altri devono sudarsi in un mese di lavoro, e perchè non ammette sudditanze nè esplicite nè implicite.
L'equilibrio come sempre è l'arte più difficile da apprendere, ma quando ci si incammina su quella strada, anche la normale giornata di lavoro diventa qualcos'altro, e le soddisfazioni che prima sembravano urgenti sul piano economico, passano in secondo piano davanti ad una vita ricca ed entusiasmante.
Sarò contro corrente ma penso che l'unico modo per morire ricchi sia quello di vivere poveri.
Non indigenti, ma poveri!
Temo che sia proprio la ricerca del denaro il cancro, perchè và a soddisfare finte esigenze, anzichè affrontare il vero problema: il rapporto con Dio, l'unico veramente appagante che regala felicità a secchi senza doverla comperare, o peggio barattare.

Rué 
giovedì, 30 giugno, 2011, 23:03
Felicità a te - Cometa - e a tutti gli altri!

Mino 
venerdì, 1 luglio, 2011, 00:12
Non ho mai creduto al bio, e mai ci crederò.
Dal secolo scorso i contadini irrorano i campi con prodotti vari, ma le scorpacciate di ciliege, fragole, pesche e in particolar modo di uva fragola (quanto mi manca...) fatte quando portavo i pantaloni corti scorrazzando in bicicletta nei dintorni della città non hanno provocato danni alla mia forte fibra, colesterolo a parte.
Vedo il bio come un business, come una moda, ma non certamente come un "mangiar sano", che è tutta un'altra cosa.
Una bella insalata condita con olio di frantoio extravergine che qui costa intorno ai 3 euro al litro e che conviene acquistare venendo quaggiù in vacanza, un formaggio o una mozzarella acquistate direttamente nel caseificio che lo produce, un bicchiere di vino locale senza polverine aggiunte ti fanno capire che da queste parti il bio che viene dal Cile o dalla Cina (con tutti i dubbi del caso) lo si lascia volentieri mangiare agli altri.
E non vi annoio parlando anche di carne, pesce e di frutti di mare che vanno rigorosamente mangiati crudi.:FAM:
Come diceva Aiazzone: provare per credere.:FAM:
Siamo invece tutti d'accordo su denaro e lavoro.
Il giusto guadagno accompagnato dalla soddisfazione di aver svolto un buon lavoro ti consente di dormire tranquillo e, sopratutto, di non vergognarsi guardandosi allo specchio mentre ci si pettina.
Coloro i quali non usano più il pettine da tempo (senza fare nomi) non si vergogneranno mentre, sempre guardandosi alo specchio, si radono.
Gli interisti, da tempo, hanno eliminato gli specchi.:ROSS:
Buona note

dieffe 
venerdì, 1 luglio, 2011, 08:33
Dal secolo scorso? Forse l'essere umano ha un po' di storia in più.
Vai a visitare l'azienda di Vaira o le Cascine Orsine, poi ne riparliamo. Certamente esistono spèeculatori del bio, ma accanto alle mode esistono anche le filosofie e le persone che fanno scelte coraggiose:anche in questo campo.

Rué 
venerdì, 1 luglio, 2011, 10:27
Sì, è così Fabio!
Esistono aziende coraggiose che improntano la loro vita come una sfida, e cercano di migliorare la vita di tutti anche facendo lievitare leggermente i costi, e sono fiere del loro operato non per il conto in banca ma per aver ottenuto per prime determinate certificazioni e livelli di qualità raggiunti ; ma coesistono anche aziende che sfruttano il nome "biologico" per ottenere fiducia dalla gente e invece studiano il modo per far passare sotto quest'etichetta della comune robaccia.
Sicuramente non bisogna dare fiducia al nome "biologico" in sè, ma al progetto sì: perchè il futuro è quello, solo che col tempo diventerà sempre più controllato e richiesti standard molto più elevati, quindi meno adatto ai furbetti.

Il cibo sano lo si trova un pò in tutte le regioni del nostro splendido paese, basta saper cercare e a volte anche qui non farsi prendere in giro; un esempio su tutti: una decina di anni fà quando vivevo ancora a Camerano - col vicino litigioso da cui sono fuggito, per chi è informato - comperavo da un contadino del luogo una Barbera che io pensavo e lui reclamizzava essere ancora un vino puro senza "bustine" e accidenti vari, ben al di sopra dei vini che si trovano in commercio; anni dopo trasferitomi qui ad Odalengo Piccolo, parlando con un viticoltore serio mi spiegava come proprio i contadini - che non sono viticoltori e non sono capaci di produrre vino di qualità - sono costretti ad aggiungere zuccheri e sostanze estranee per limitare i danni di errori che un buon viticoltore capace, corregge a monte lavorando sulla vigna.
Risultato: se volete un buon vino andate da un viticoltore serio, conosciuto e con un passato e un presente trasparente, dove la storia del vino si può leggere e a volte anche visitare come fanno i bambini di alcune scuole che vengono portate in alcune aziende serie ad imparare un futuro più sostenibile.
Poi ci saranno sempre le aziende che fanno le furbette e infilano dentro roba strana, ma ricordatevi anche queste sono controllate.
L'unico veramente non controllato è proprio il contadino, quindi o la fiducia è illimitata oppure meglio lasciar perdere; e comunque anche in caso di fiducia illimitata - permettetemi di dire - berrete sempre un vino fatto da un incapace come poteva essere prodotto parecchi secoli fà quando ancora non c'erano le conoscenze ed i recquisiti che hanno spinto i nostri migliori vini italiani - e astigiani in particolare - in tutto il mondo.
Un contadino non pùò improvvisarsi tutto, se è un buon coltivatore diretto non vuol dire che sia anche un ottimo viticoltore, un ottimo cuoco ecc...
I mestieri oggi sono sempre più specializzati e improvvisarsi qualcosa diventa sempre più arduo ed è meglio diffidare di chi ritiene di avere l'onnoscienza.
Un ottimo vino che può comperare e degustare chiunque, senza ombre di sospetto, e senza lasciarci i pantaloni come ci vorrebe per un La Court?
Andate da Carlino ad Asti in C.so Torino: Barbera d'Asti di Luca Ferraris, € 3,99 a bottiglia; per un bevitore moderato ma pretenzioso come me è una spesa azzeccata!

dieffe 
venerdì, 1 luglio, 2011, 10:54
C'è mercato e mercato e dove è possibile è meglio scegliere chi è vicino e conosci per la qualità del suo lavoro. E' vero che nel mondo bio non mancano i fanfaroni e i modaioli dell'agricoltura, però, so con certezza che esistono persone serie e corrette sul piano di quanto certificano. L'amico che mi vende il miele non nutre le api con lo zucchero e le ciliegie o le fragole raccolte a Villanova a casa di amici non sono state trattate con nessuna porcata.
E' giusto non dare nulla per scontato, ma con un minimo d'informazione e imparando a leggere accuratamente i piccoli caratteri di un'etichetta un buon numero di situazioni assurde può essere facilmente smascherato.
Se poi chi consuma Barilla è convinto che i mulini siano ancora quelli bianchi e preferisce pagare qualcosa in più perché la televisione continui a raccontarlo...

ALTRO 
venerdì, 1 luglio, 2011, 12:36
Un giorno siamo andati a cena con amici in un posto splendido delle langhe e dalla terrazza del ristorante si godeva una vista meravigliosa sulle viti. Viti dappertutto.

Splendido!

Dissi: che bello sarebbe vivere qui!

Il mio amico mi rispose: ma sei matto!!? E' il posto più inquinato della terra: con tutte le schifezze che danno alle viti, in questi posti la percentuale di malati è altissima!

Ero incredulo, ma mi ha aperto gli occhi su una realtà che ignoravo.

:BACIO:

Mino 
venerdì, 1 luglio, 2011, 16:38
Rimango della mia opinione, preferendo acquistare frutta e verdura direttamente dal contadino (o coltivatore diretto secondo il vocabolario comunista) che piazza la bancarella nei pressi del terreno che coltiva.
Sono le stesse che la moglie cucina e, tra le altre cose, non hanno viaggiato nella cella frigorifera di un tir per giorni e giorni prima di finire sulle tavole dei consumatori.
Che poi vengano concimate con fitofarmaci o con defecato animale importa poco.
In un albergo dove ho trascorso un week end, la mia comppagna si è complimentata per lo splendore delle piante e dei fiori che lo adornavano; la risposta è stata che venivano concimati con quello che le galline lasciavano nel pollaio.
E non parliamo di uova...
Una serena giornata a tutti.

dieffe 
venerdì, 1 luglio, 2011, 17:09
Non è che biologico e chilometro zero siano antitesi.
Quanto all'uso di pesticidi, fitofarmaci, diserbanti, paraffine per lucidare la frutta e tutto il resto...preferisco farci attenzione.


cioccoSte 
venerdì, 1 luglio, 2011, 18:18
Io la campagna ce l'ho tutt'intorno e i miei vicini di casa sono per lo più agricoltori. Con loro barattiamo prestazioni infermieristiche e ripetizioni scolastiche con uova, frutta e a volte verdura (anche se mio papà "fa l'orto" piantando pomodori, insalata, fagiolini, melanzane, cipolle, aglio, zucchine e sedano). Ebbene, non so quante volte mi son sentita dire "queste sono quelle che mettiamo per/mangiamo noi", per dire che si tratta di frutta non trattata (o trattata meno intensamente) e di uova di galline ruspanti.

Con questo voglio dire che il contadino che non coltiva solo per autoconsumo, ha diverse "filiere", anche nel suo piccolo. Perchè sa benissimo che certi trattamenti fanno la frutta bella ma fanno anche venire il cancro.

E troppi ne conosco che mettono il carrettino con l'ombrellone davanti al proprio cancello con il cartello "frutta e verdura di stagione": certo che li compri dal produttore, ma non significa che è garanzia di "biologico"!

E poi la solita frase "alla roba, se non ci dai niente non viene niente". Il mercato richiede degli standard di qualità prima di tutto estetiche. E chi è il mercato? NOI CHE COMPRIAMO!
Il contadino cerca di vendere e si adegua. Il mercato chiede quello, e lui glielo da. Ma il contadino non mangia quasi mai dalla filiera con cui vende e ciò è tutto dire...

Il biologico sarà anche una moda. Però se serve a sensibilizzare progressivamente verso degli standard meno estetici ma più salutistici, ben venga anche la moda! Il contadino alla lunga non dovrà gonfiare frutta e ortaggi perchè saprà di poter vendere benissimo anche quelli di taglia normale senza che vengano classificati come seconda scelta.
Poi è vero che spesso i soliti delinquenti cercano di spacciare per "biologico" la seconda o terza scelta (trattate chimicamente come la prima, ma venute "male" per altri motivi), ma per lo più è un giochetto che riesce per un paio di volte prima di ritorcersi contro chi lo fa. E di questi tempi è un rischio che pochi si possono permettere di correre.

Più informazione e sensibilità da parte di chi compra e la promozione di chi lavora con onestà e coerenza sarebbero già un grande progresso per tutti.

PS: grazie per la dritta Ruè! ;)

ALTRO 
venerdì, 1 luglio, 2011, 19:01
Anche a noi ogni tanto il contadino dice: "Ca pìa custe ambelesì, che sun qule che mangiuma nui!"

E tu vorresti dirgli: ah, quindi di solito cosa mi rifil...ahem, cosa dà?

:)

Mi viene sempre da ridere quando ricordo il contadino che abitava vicino a noi in campagna, e che ogni tanto arrivava con della verdura che si vedeva che non era più proprio freschissima, ma comunque ancora assolutamente buona e ti diceva, con candore: "Vi ho portato a regalare queste zucchine: 'na juma cusì tante che gnanca pi' i crin na voru!"

:)

Rué 
venerdì, 1 luglio, 2011, 22:44
Come tutti ormai sanno, vivo annegato nella campagna da 16 anni, scelta personale venendo da una famiglia torinese abitante nel capoluogo piemontese da sempre.
Perchè questa premessa?
Anzitutto per spiegare che la mia fiducia nella campagna e nei contadini è illimitata!
Non uso qui il termine "coltivatori diretti", perchè dove l'ho usato serviva per identificare meglio la professione esercitata dal contadino (non certo per evidenziare una certa mia provenienza politica dall'ambito comunista, anche perchè odio ogni regime comunista o fascista che siano - se mai ci fosse differenza) e mettere dunque la dovuta distanza tra colui che lavora la terra e colui che si improvvisa viticoltore perchè ha una vigna, che si improvvisa cuoco e albergatore perchè ha i locali e ci apre dentro un agriturismo...
E gli gnoccoloni raccontano agli amici di aver mangiato in campagna in un agriturismo a cucina familiare dove il cibo era superlativo e di aver bevuto un vino sopra le righe che lo stesso padrone dell'agriturismo gentilmente si prende cura di fare, ecc...
Non intendo dire che non ci siano agriturismi doc con queste caratteristiche, perchè invece abbondano nel monferrato e si mangia ottimamente splendidi piatti piemontesi e anche del buon pesce; soltanto che secondo una certa mentalità corrente, basta uscire fuori porta e si trova dal contadino tutto e sempre: il miglior vino, la meglio cucina e le uova della gallina di una volta.
Alle volte è vero, e tante tante altre volte è falso!
Se penso ad esempio che il mio meccanico ora che si sposa ha deciso di utilizzare una parte della cascina di famiglia per farci un agriturismo (o forse un bed and breakfast) e riempire i bicchieri dei clienti col vino che fà suo padre - del quale una volta ho bevuto anche io, e vi assicuro che tutto sembrava fuorchè vino - mi viene la pelle d'oca perchè potrà sembrare simile a quei pacchi che tutti ci siamo presi nella vita, quando si và in una struttura e ci si accorge immediatamente di essere alle prese con personale che proviene da altri rami e che nulla conosce del settore, dove i più smaliziati clienti danno loro punti!
Abitando in campagna da tempo, è ovvio che anche io sovente compero frutta e verdura e miele dai contadini stessi, che mi sono stati presentati dai miei vicini e di cui sono diventato amico e conosco il loro modo di curare gli orti; ma è altrettanto vero quello che dice Cioccostè dove fidarsi sempre dei contadini è molto più pericoloso che fidarsi di una filiera controllata di un supermercato qualunque, e non dico biologico.
In realtà chi stà rovinando la faccia al biologico, sono proprio quei contadini che ci raccontava Cioccostè, che spacciano robaccia di terza categoria per biologico e che non intendono sottostare a nessuna regola e nessun controllo, cosicchè si trovano sul mercato prodotti con questa denominazione che sono in realtà lontani anni luce da un progresso nel settore alimentare.
Siamo cresciuti tutti a base di cibo dai supermercati semplici e tradizionali eppure la vita media si è allungata di molto e anche l'età è un pò più leggera; una maggior conoscenza di ciò di cui abbisogna il nostro organismo e di quelle sostanze che lo aiutano e lo sostengono e di quelle altre che lo invalidano, hanno già di molto migliorato la nostra alimentazione anche solo rispetto ad un secolo fà; ovviamente il biologico può e deve rappresentare il passo successivo in questa direzione.
Poi che ci siano i furbi si sà; ma non si può affermare che è meglio eliminare i semafori perchè tanto ci sarà sempre gente che passa con il rosso: i semafori riducono moltissimo il numero di incidenti, così come le regole alimentari lo fanno nel settore di competenza.

Diversi anni fà qui vicino a noi nei pressi di Gabiano, fù espressa la volontà di alcuni di installare una centrale elettrica di grandi dimensioni: ne fù vietata la realizzazione per la salvaguardia delle viti presenti in loco: questa situazione vale per buona parte del moferrato; diffcile immaginare che le langhe siano terra di nessuno e che vivere tra le splendide vigne della langa sia da considerarsi una vita in una zona tra le più inquinate della terra.
Oggi la vita si è allungata per tutti, che si viva in città o in campagna, poi ci sarà sempre gente che come il mio vicino è morto a 60 anni di tumore; se un valore aggiunto c'è nel vivere in campagna, penso che si tratti della qualità della vita piu che della sua durata; senz'altro però non è più deleterio per la salute vivere in campagna che in città.
Poi di leggende metropolitane ce ne sono tante, ma a volte servono soltanto a digerire meglio la propria condizione!

cioccoSte 
sabato, 2 luglio, 2011, 20:04
:UP:

hermione  
martedì, 5 luglio, 2011, 20:15
concordo con ruè, e anche gli altri...come in tutto basta trovare un equilibrio e una voglia di cambiare qualcosa.
sono cresciuta in città,in una grande città e i miei ci portavano spesso a fare la spesa al supermercato,ma sono stata anche tanto in campagna dove i miei hanno sempre comprato direttamente dal contadino
oggi sono sposata e x ragioni di tempo la spesa grande la faccio al supermercato xò guardo sempre le etichette con provenienza e ingredienti cerco di scegliere prodotti italiani senza o can la minore quantità di conservanti e coloranti possibile. quando posso vado a comprare a km zero o equo e bio.
per ftutta e verdura molto ci arriva anche dai suoceri che hanno l'orto,quest'anno noi oltre agli aromi abbiamo provato a piantare i pomodori sul balcone...stanno crescendo vediamo cosa esce!

per il resto sto anche gradualmente abbandonando i detersivi e detergenti chimici e uso quasi solo più prodotti naturali sia per la casa sia per il bucato...



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