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Stati Uniti di Arcore 
giovedì, 10 febbraio, 2011, 10:28


Gli Stati Uniti di Arcore sono pronti a fare causa allo stato e il presidente senza alcun consiglio, è ormai in balia di un delirio di onnipotenza che mescola la cronaca giudiziaria con l'avanspettacolo.
Non è che abbia più tanta voglia di ridere: siamo tutti parte di questo reality a premi con debito pubblico milionario; se non siamo ballerine, rischiamo di riscoprirci improvvisamente nella parte dei nani.
Forse non lo abbiamo ancora capito, ma da questo gioco nessuno potrà uscire vincente.
Non esiste un governo e non esiste un'opposizione che abbia numeri e credibilità per restituire un minimo di dignità al nostro paese.
L'ironia della sorte ci pone di fronte ai festeggiamenti per i 150 anni della nostra Repubblica, con la partecipazione straordinaria di un buon numero di Italiani convinti di essere nati in Padania.
Garofani appassiti, martelli che si abbattono sulle falci, scudi incrociati come le dita di un giuramento falso e il continuo riciclo delle stesse carte che cambiano simboli, ma restano del medesimo valore. Non distinguiamo più la regina di cuori dal due di picche e tra un arroco e l'altro continua una patta infinita e, non mi riferisco a quella dei pantaloni.
E' tempo di rimboccarsi le maniche e, per una volta, di abbandonare i propositi marini per andare alle urne.
I politici con un minimo di buona volontà dovrebbero superare la logica degli schieramenti e coalizzarsi sulla base di ciò ch'è essenziale per il nostro paese.
Chi s'illude che esista un fondo e che siamo ormai prossimi al contatto è un ingenuo: ci sono un buon numero di topi che rischiano di annegare nella convinzione di avere a disposizione ancora parecchio tempo prima di affondare.
La Grecia è assai più vicina della Cina e non è solo una constatazione geografica.
Non tutte le apocalissi vengono per nuocere.

ALTRO 
giovedì, 10 febbraio, 2011, 12:48
Prendo spunto dalla tua giusta riflessione per manifestare un pensiero che, in un attimo di sconforto, facevo tra me e me l'altra sera.

Di fronte all'ennesima rissa televisiva, la sensazione di disgusto si è impadronita di me.

Ma non un disgusto rabbioso, come altre volte, bensì un disgusto rassegnato.

Mi sono fatto paura! Non c'è nulla di peggio che la rassegnazione per sancire la disfatta di una democrazia.

Poco dopo, leggendo Specchio dei Tempi sulla Stampa, leggo una lettera di ringraziamento di qualcuno all'equipe di medici e infermiere che aveva salvato un parente di chi scriveva.

Allora, in questo momento di buio, si è accesa in me una luce di speranza.

Mi sono detto: "Ma possibile che l'Italia oggi debba girare ed essere simboleggiata da una ventina di squallidi politici pervertiti, o da una decina di soubrette dai facili costumi e dalle labbra rifatte?"

No! L'Italia vera è quella fatta dai lavoratori, dagli operai, che svolgono tutto il giorno un onesto e magari pure faticoso lavoro senza mai alzare la voce o lamentarsi!

E' quella di quegli imprenditori che grazie alle loro industrie fanno prodotti e danno servizi utili alla gente!

E' quella di quegli artigiani e quei commercianti che con il sorriso rendono servizi e forniscono prodotti ai consumatori!

E' quella dei medici, degli infermieri e infermiere che con senso del dovere e della missione che hanno si prodigano per il prossimo!

E' quella di tutti coloro che sono straordinari nel loro ordinario. E sono tanti, direi la maggiorparte.

L'Italia deve ripartire da queste persone e dai loro valori, se vuole rinascere.

Non è impossibile, secondo me.

E questo ritorno ai valori della vita normale, senza riflettori, ma con tantà efficienza e tanta serietà, dovrebbe essere portata alla ribalta da una forza politica, che, unitamente, per noi che ci crediamo, ai valori della Fede in Dio, possa raccogliere il consenso di chi pensa di ritrovarsi e di rispecchiarsi proprio in questi valori di base.

La strada c'è. Speriamo che qualcuno lasci perdere per un momento i bunga bunga e le stupidaggini, e la intraprenda.

Aspettiamo solo quello!

:BACIO:

Mino 
sabato, 12 febbraio, 2011, 15:28
Esistono ancora, forunatamente, persone che si dedicano anima e corpo al lavoro compiendo il loro dovere con la solerzia del buon padre di famiglia, a differenza di coloro che aspettano il 27 del mese per ritirare lo stipendio.
Fortunatamente è la maggioranza silenziosa, che non prende certamente esempio dalla intera classe politica e dirigenziale, ma si accontenta di un grazie detto da una madre con gli occhi lucidi.
E succede anche in Padania.
Stendo un velo pietoso sulla attuale classe politica: sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.


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