mercoledì, 27 agosto, 2014, 10:28
Non è stato così difficile abbandonare Facebook...
L'ultima goccia, quella che ha fatto tracimare l'acqua dalla bacinella, era prigioniera di un cubetto di ghiaccio esibizionista e ridanciano che tra una "nomination" e l'altra rilanciava l'eterno gioco dell'apparire, anche se va detto che si trattava di beneficenza o di qualcosa di simile.
Non è stato così difficile abbandonare l'esercito dei "mi piace" e dei "condivido". Il bagno di folla virtuale da tempo mi accendeva l'uggia e una strana sensazione di solitudine e vuoto navigava tra bufale razziste, atrocità di ogni genere e specie e, talvolta, qualche messaggio degno di nota. Troppo poco per giustificare la mia presenza, per leggere un libro in meno in favore di una sterile polemica di più.
Virtualmente parlando, desidero essere asociale, un orso che ritorna nella sua tana e accoglie amicizie con un presupposto minimo di rispondenza nel mondo reale.
Sono un uomo di mezza età e desidero sperimentare qualcosa di vero prima di congedarmi da questa terra: il silenzio di un vecchio pino marittimo mi reclama e non voglio sottrarre il mio sguardo dal mistero di un prato popolato da insetti variopinti e rapidi accelerazioni di lucertole.
Ho voglia di vivere, ma lontano dai grandi fratelli che gestiscono emozioni suggerendo il consumo di qualsiasi cosa.
E se qualcuno non capisce, non ha importanza: io ballo comunque, anche da solo.