giovedì, 3 ottobre, 2013, 11:22
Se faccio scorrere i contatti della mia rubrica da buon Italiano finisco col leggere mamma, papà e un buon numero di amici a cui ho dato appuntamento nei pressi di un’ altrove che continuo a credere. Sempre più spesso scivola una lacrima, ma è colma di un grazie a cui non saprei rinunciare.
Leggere un numero e soprattutto, il nome che lo accompagna, è ricondurre al momento presente la propria storia e quella di chi ci è stato accanto.
Il cuore può scegliere di sopravvivere dimenticando o maturare una maggiore consapevolezza del proprio respiro e ricordare la meraviglia degli attimi che dentro di noi sono presenti in un solo istante.
Sono spesso a contatto con persone che devono elaborare un lutto: non sarebbe onesto da parte mia, cercare di essere vicino a loro senza fare lo sforzo onesto di accogliere la vita sino in fondo, anche quando pronuncia la parola dolore, malattia o morte.
Quei numeri, sono dati quantistici che riportano alla memoria tutta l’energia che ci ha fatto sentire insieme, che continua a unirci e che viaggia nella direzione della compassione autentica. Continuerò a leggerli, a pronunciarli col loro nome, a piangere lacrime che diventano più leggere nel sentire che l’eterno ci abita accanto.