Da lontano è facile perdere un particolare, ignorare un dettaglio o non riuscire a distinguere una sfumatura.
Da vicino il campo visivo si restringe, ogni cosa risulta più definita, ma il disegno d'insieme scompare.
Da lontano non riesco a capire le tue parole, mi distraggo facilmente e prima o poi, decido di rinunciare.
Da vicino penso di averti interpretato correttamente, mi illudo di aver capito a sufficienza e preso dalle mie convinzioni, le atribuisco a te e smetto di ascoltarti.
Non ho ancora trovato la giusta distanza, quella che non sfocia nel disinteresse o nella presunzione.
Perché c'è una distanza ottimale, quella che permette di ascoltare la voce di un profeta senza la pretesa di aver capito tutto, quella che percepisce la novità, quella che sa concedersi allo stupore e alla meraviglia...
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