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Non dovrebbe esistere un noi e un voi, perché se siamo tutti figli di Dio, i muri e le barriere che costruiamo quotidianamente dovrebbero lasciare spazio alle strade che uniscono, ai ponti che collegano e ai crocevia che diventano un punto d'incontro.
Io non sono il ricco e tu non sei il povero, anche se le nostre condizioni economiche sono differenti, io sono Fabio e tu sei il tuo nome, e al di là di ogni distinguo restiamo due persone, due esseri umani.
La lingua Italiana conosce un termine bellissimo che unisce chi accoglie e chi è accolto; quando pronunciamo la parola "ospite", i due significati si fondono, si includono e si mettono a tavola per celebrare la gioia dell'amicizia.
Il povero non è immediatamente qualcuno per cui dobbiamo fare qualcosa, ma un essere umano che ha il nostro stesso bisogno d'incontrare, di dare e ricevere.
Non ho nessuna intenzione di celebrare una giornata "per i poveri", mi sembra molto più interessante e veritiero condividere "con i poveri" quello che ho e quello che sono.
Con un po' di onestà e uno sguardo sereno e onesto, il primo povero che dobbiamo accogliere è dentro ognuno di noi. Se riusciamo a fargli un po' di spazio, se troviamo il coraggio di dargli voce, allora, l'incontro con il povero non sarà solo il tentativo di colmare le sue necessità, ma un abbraccio tra esseri umani che riconoscendo il volto del Padre, riscoprono la fraternità, l'amicizia e la comunione.
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