Ho la nuda proprietà del mio corpo e il mio spirito in affido temporaneo.
L'uso dei possessivi che fanno valere la relazione tra me e un oggetto o una persona, sono una bugia che si racconta nel breve tempo di questo transito. E quando pronuncio, non solo a parole, ma con tutta la mia presunzione che questo o quell'altro mi appartengono, la realtà è che sto perdendo me stesso e il senso dei miei giorni.
Il Re abita altrove e la verità è che sono un custode e nulla di più.
Il giardino che mi è stato affidato è un impegno, una responsabilità e non un gioco di potere per nutrire la mia arroganza.
La vigna in cui lavoro non è mia; il mio compito è accudirla perché possa dare frutto.
Tra un respiro e l'altro è bene che lo ricordi a me stesso e, a chiunque lo abbia dimenticato.
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