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Alcune parole risultano difficili perché non fanno parte del nostro uso più comune.
Altre parole sono per addetti ai lavori e appaiono ai nostri occhi come antichi geroglifici.
Altre ancora, appartengono a una lingua che non è la nostra e a volte le pronunciamo malamente senza neanche conoscerne più di tanto il significato.
Ci sono parole che, al contrario, conosciamo sin troppo bene, ma abbiamo un certo timore quando è il momento di prestare loro una voce.
Non abbiamo più il coraggio di riconoscere una guerra e di chiamarla col proprio nome; è più semplice e fa meno paura dire conflitto, tensione, o missione di pace...
Suonano un po' meno violente da dire, ma non lo sono di certo nella realtà dei fatti.
Eppure non può esserci pace se non hai il coraggio di riconoscere la guerra e non ci può essere vita se non consideri seriamente la morte.
I profeti non smettono di pronunciare la parola iniquità o ingiustizia per evitare d'infastidire il potente di turno.
I profeti frequentano le parole difficili e sanno bene che non sempre quel che Dio suggerisce, è apprezzato anche dagli uomini.
I profeti sono solo un veicolo di quelle parole, spesso vorrebbero trattenerle e accontentarsi, come fanno un po' tutti, di quella pace apparente che svende rassicurazioni fasulle in cambio di qualche privilegio.
Quelle parole difficili prendono possesso del loro fiato e diventano un suono non troppo gradevole.
Quelle parole difficili, per l'amore che Dio ha nei confronti delle sue creature, incredibilmente, continuano a trovare più di una voce; anche oggi.
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